“Politica”, decorata guarnizione di pensieri intelligenti o abbondante farcitura di contenuti inesistenti, a volte significa molto, a volte niente.
“Politica”, parola che vorremmo significasse progresso, cammino verso un domani migliore, ma i curatori della nostra “ragion di Stato” sembrano di più volerci riportare indietro, che non proseguire spediti verso un traguardo lontano e, se ogni tanto traspare, dai nostri lucidi amministratori, qualche proposta discreta, la si porta avanti a passi da lumaca.
Insomma i nostri “maghi” del progresso sociale ed economico, stentano ad avanzare con ordine e “progressività”. Già, progressisti, essi si definiscono, ma di progresso nei loro progetti ce n’è ben poco e di sviluppo ancora meno.
Politica quindi, politica dovunque e comunque, e in nome di essa combattiamo gli uni contro gli altri senza avere percezione vera di quel che sta accadendo intorno a noi.
Politica dunque, destra e sinistra, schieramenti contrapposti di unici destini, e destini amari ci attendono. Noi aquilani siamo così, combattiamo a parole e a parole con il nostro vicino, con i nostri amici e parenti, contro la “iattura” che ci ha portato ad essere amministrati da tali personaggi e proponiamo nei nostri dibattiti “intestini” cose e idee reali; a volte dalle nostre bocche infiammate escono pensieri eccellenti, concetti concreti, ma siamo, purtroppo, capaci di portare avanti le nostre convinzioni le nostre opinioni, solo fintanto che voltiamo l’angolo. Poi, di colpo, esse svaniscono e cedono il posto ad un viscerale egoismo che ci fa pensare non più al destino che ci unisce agli altri compagni di terremotata sventura, ma soltanto ai nostri piccini interessi, al nostro voler bene soltanto a noi stessi.
Valutiamo quindi, con strana e indolente passività, come vana, la speranza di poter cambiare le cose e con esse il corso della nostra storia e rinvigoriti da queste, poco cavalleresche, considerazioni, rafforziamo ancor di più la nostra convinzione alla non belligeranza politica, perché impossibilitati dalla nostra condizione di “pueblo” a non poter modificare la grossolanità con la quale siamo governati.
E intanto con la più totale mancanza di trasparenza, Comune e Protezione Civile continuano a fare e disfare a piacimento, continuano a demolire e ricostruire il nostro destino senza renderci partecipi di niente. Uomini loro e pecore noi, onniscienti loro e ignoranti noi, perché con l’ignoranza del popolo si governa meglio, nell’ignoranza del popolo si può far vedere sempre e solo un lato della medaglia, senza paura di poter essere smascherati.
E allora celare è la parola cardine del loro gioco, lo abbiamo toccato con mano ieri sera guardando la trasmissione su Rai Tre.
Ed è celando il terremoto che hanno iniziato la partita, muovendoci come pedoni su una scacchiera da crepe crepata, come burattini impolverati in un teatro andato giù. Essi sapevano che sarebbe arrivato, ed è arrivato.
E allora si smantellano tendopoli in onore dei nuovi alloggi celando a noi “ignoranti” furbescamente motivi più importanti ed impellenti: come l’avvicinarsi della temibile influenza A, che troverebbe terreno fertile negli agglomerati di persone; come la totale mancanza di risorse se, all’avvicinarsi del periodo delle piogge una frana, un’alluvione o peggio causasse una nuova emergenza che non potrebbe essere affrontata senza quei mezzi (tende, autoveicoli, personale, ecc…) impegnati totalmente in Abruzzo.
E allora le banche celano, forse, interessi alla francese dietro quell’apparente solidarietà nel voler bloccare i mutui ai residenti nel cratere. Controllate!! Niente spese non significa “Niente interessi”!!
Per le banche gli interessi non sono spese, per noi sì.
E allora si celano, dietro conteggi sbagliati, mancanze di alloggi e come per miracolo case B diventano A.
E allora coniano la parola parzialmente agibile o agibilità parziale, che si legge come poco celata non agibilità.
E allora hanno celato i risultati del Rapporto Barberi che individuava già 8 anni fa gli edifici a rischio crollo dell’Aquila.
E allora si celano dietro finte necessità, trasferimenti di uffici pubblici a Pescara.
E allora si celano dietro finte professionalità, nomine di direttori teramani per le emergenze sismiche aquilane e per un teatro che di “Stabile” ha ben poco!
E allora si celano dietro finte strategie politiche valzer di nomi e assessori, giostrine di giunte, gratta e vinci di deleghe.
Badate non sono retorici discorsi di disfattismo politico, sono fatti concreti, tangibili, sotto gli occhi di tutti. Siamo una città morta in preda ad avvoltoi e sciacalli.
Abbiamo bisogno di politici veri, politici seri, politici decisionisti. Abbiamo bisogno di uomini o donne che rendano trasparenti i loro atti, che non cedano a politiche e logiche di caminetto, che diano spazio partecipativo ai cittadini e che siano lo specchio dei nostri pensieri.
E noi abbiamo bisogno di ritrovare l’altro da noi, il nostro spirito di gruppo, la nostra voglia di partecipare ai tavoli delle trattative con i nostri tecnici, le nostre menti apolitiche.
Abbiamo necessità di ritrovare visibilità, semplicità e chiarezza. Abbiamo necessità e urgenza di riavere la nostra vita mondata e pulita dagli altrui peccati.
di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore – IlCapoluogo.it]