di Emanuela Medoro – Bel concerto a conclusione dei tre giorni di Emergency a L’Aquila. Il megatendone di Piazza Duomo affollato al completo, più di 2000 persone dentro e fuori. Una folla del genere a L’Aquila non l’avevo mai vista. Tanti aquilani hanno partecipato all’evento, uniti ai volontari di Emergency provenienti da tutta Italia e presenti a l’Aquila, sede del loro diciottesimo raduno annuale. Tra gli artisti Marina Rei, Paola Turci, i Vega’s, Frankie Hi – Nrg. Stella della serata Fiorella Mannoia, lei ha un lungo rapporto di amicizia e di solidarietà con la città dell’Aquila, fu presente in città subito dopo il sisma ed ha generosamente operato per raccogliere fondi per il recupero e restauro del centro storico. Fortissimi amplificatori dei suoni, da far vibrare lo stomaco ed anche offendere l’udito nei momenti più rumorosi, fasci di luce colorata tagliavano l’ampio spazio interno.
Da poco tempo Emergency opera anche in Italia, prima stava lontano ora è vicina e “drammaticamente a suo agio”, come dice Cecilia Strada. Per togliere ossigeno al terrorismo, dare diritti a chi se li vede negati, dare lavoro ed istruzione. L’Aquila, militarizzata e sgombrata dei suoi abitanti subito dopo il sisma, ha vissuto con rabbia, impotenza e rassegnazione questi tre anni; dunque è stata scelta come sede del raduno Emergency di quest’anno perché è diventata una città simbolo dei disastri della recente storia d’Italia. Secondo Vauro presente al primo incontro di Emergency, oggi L’Aquila offre uno scenario di guerra, con un feroce intreccio fra politica, finanza e criminalità.
Gino Strada, il fondatore di Emergency, in apertura dei lavori di questo raduno chiese scusa alla città per essere arrivato tardi. Per nostra buona sorte, l’assistenza sanitaria, la principale attività di Emergency specialmente in zone di guerra, non è mai mancata all’Aquila. Al termine del raduno, ringraziamo Gino Strada, è arrivato al momento giusto a motivare e dare un po’ di entusiasmo a tanta gente che a L’Aquila deve quotidianamente lottare, in una sorta di guerra invisibile, per i diritti fondamentali, il diritto alla casa, all’istruzione, al lavoro. Deve lottare per combattere la povertà in cui è stata gettata, non ci è caduta, “da scelte che potevano essere diverse”.
Al termine della serata conclusiva, la scelta della parola di Emergency/L’Aquila. E’ stata scelta con “l’applausometro” cioè misurando l’intensità dell’applauso per ogni parola, dopo aver chiesto al pubblico di applaudirne una sola. Ha vinto la parola uguaglianza. La prima delle tre parole simbolo della rivoluzione francese, 1789, è ancora un sogno applauditissimo. Molto applaudite anche fare e utopia. Queste ultime due, in apparente contrasto fra di loro, sono di fatto intimamente legate, i volontari agiscono e si sacrificano in terre lontane ispirati e sostenuti da un sogno, da un’utopia, da un qualcosa che non c’è per farlo diventare realtà. Io ho applaudito la parola solidarietà. Gesti di solidarietà fra diseguali mi sembrano possibili, qui ed ora.