La fede e la carità di san Massimo d’Aveia, Patrono dell’Arcidiocesi aquilana
di Fra Piero Sirianni | 10 Giugno 2023 @ 06:44 | CREDERE OGGI
L’Aquila. Una solenne concelebrazione – presieduta dall’Arcivescovo, il cardinal Giuseppe Petrocchi – ha aperto ieri pomeriggio, venerdì 9 giugno, i festeggiamenti in onore del diacono e martire san Massimo d’Aveia, Patrono della Città e dell’Arcidiocesi di L’Aquila.
Alla santa messa – celebrata nella chiesa di Santa Maria del Suffragio – erano presenti, inoltre, il vescovo ausiliare, mons. Antonio D’Angelo, i canonici del Capitolo Metropolitano Aquilano, i rappresentanti del Governo locale, le autorità militari, le religiose e i religiosi, molti fedeli con i suoi movimenti, ordini e gruppi. La liturgia è stata animata dal coro diocesano giovanile intitolato proprio al Santo Patrono.
All’inizio della celebrazione, il Cardinale ha chiesto a Dio – a nome dell’intera assemblea riunita – «di ottenere per intercessione di S. Massimo d’Aveia il soccorso del paterno e divino amore».
La liturgia della Parola ha fatto entrare i fedeli nel mistero della vita del Martire, quale offerta a Dio, alla Chiesa, ai fratelli. La Prima Lettura, dal Libro della Sapienza, ci ricordava che «le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace» (3,1-3); e, ripetendo il versetto del Salmo responsoriale, abbiamo pregato dicendo: «Sei Tu, Signore, l’unico mio bene». Queste parole trovano verità nella vita di S. Massimo d’Aveia, diacono e martire: una morte che è vita, una sconfitta che è vittoria, una consegna che è pienezza. San Giovanni ci ricordava nella sua Lettera: «Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede» (1Gv5,4). È questa la logica del seme che è chiamato a morire per portare frutto, la logica della vita che si dona per ricevere l’abbondanza del bene (cfr. Gv 12, 24-26).
L’Arcivescovo, nell’omelia, ha suggerito di scorgere in S. Massimo d’Aveia, quella fulgida testimonianza di amore, quella «duplice linea, che va dall’io a Dio e dall’io al noi passando da Dio». E questo, poiché la vita cristiana chiede sempre di tenere insieme e ben saldi l’amore di Dio e la carità verso tutti. Particolarmente nell’attuale scenario mondiale e societario, nel quale l’opposizione al cristianesimo agisce sottilmente e silenziosamente, la testimonianza evangelica rimane centrale. Infatti, la riflessione ecclesiologica negli ultimi decenni ci fa guardare al cosiddetto “martirio bianco”, cioè all’offerta che i fedeli fanno di sé quotidianamente, senza spargimento di sangue; almeno nel nostro Occidente.
Il Cardinale Arcivescovo, ha posto S. Massimo d’Aveia quale esempio della «buona battaglia combattuta per la fede»; il Prefazio della santa messa ci ha fatto pregare con le seguenti parole: «A imitazione del Cristo tuo Figlio il santo martire Massimo ha reso gloria al tuo nome e ha testimoniato con il sangue i tuoi prodigi, o Padre, che riveli nei deboli la tua potenza e doni agli inermi la forza del martirio». Effettivamente, è nella buona e perseverante testimonianza quotidiana che noi custodiamo e alimentiamo la nostra fede trinitaria; edifichiamo il regno divino, cooperiamo alla salvezza universale; deponiamo nella nostra società un seme di bene.
Il pensiero omiletico si è chiuso nel segno della pace, chiesta a Dio per l’Europa e il mondo intero, e per l’intercessione della Madonna.
Prima della conclusione della solenne celebrazione, il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha preso la parola e dopo aver ringraziato il Cardinale Petrocchi, per il servizio svolto in questi dieci anni di ministero episcopale a favore della Chiesa aquilana e della Città, segnati dagli effetti del sisma, della pandemia e della guerra, ha chiesto la sua benedizione sui giovani del Capoluogo abruzzese, perché sull’esempio di S. Massimo d’Aveia, possano intraprendere cammini di vita in cui spendersi per il loro bene personale e per quello della comunità.
Alla celebrazione eucaristica ha fatto seguito la processione con la statua di S. Massimo d’Aveia per le vie del centro, al termine della quale il cardinale ha elevato la preghiera al Santo Patrono, implorando: «Chiedi al Signore che ci dia la forza e la gioia di professare la fede che ti fece affrontare eroicamente il martirio e fa’ che, rinnovati nello spirito, partecipiamo alle necessità dei fratelli, siamo solleciti al servizio di Dio, assidui nella preghiera, gioiosi nella speranza, costanti nelle avversità».
Oggi, i festeggiamenti in onore di S. Massimo d’Aveia, proseguono, sempre nella chiesa di S. Maria del Suffragio a Piazza Duomo, alle ore 11.00, con la S. Messa Capitolare, presieduta dal Can. Sergio Maggioni, Arcidiacono del Capitolo Metropolitano Aquilano.