
a) se non di un apposito ufficio b.a. all’interno dei propri uffici tecnici urbanistici, quantomeno di un referente tecnico specifico, che segua le diverse fasi dei progetti: 1) in fase di presentazione (Controlli sul Progetto); 2) in fase d’esecuzione (Controlli in corso d’opera-collaudo) 3) in fase di gestione (Controlli sull’affidabilità).
b) di un piano per il censimento degli edifici pubblici e degli edifici privati aperti al pubblico. Questa indispensabile indagine conoscitiva dovrà rivolgersi anche all’assetto urbano, alla presenza di servizi e alle caratteristiche dei percorsi, seguita poi dal rilevamento delle situazioni di “barriera” (utile sarebbe il confronto tra progettisti-tecnici e le associazioni di disabili).
- alla pavimentazione dei marciapiedi (gradini, grigliati, pendenze varie, giunture tra elementi diversi, dissesto, usura);
- agli attraversamenti pedonali (presenza di gradini, visibilità, ben illuminati, ben segnalati anche con diverse colorazioni);
- alle rampe e rampette di raccordo (pavimentazione antisdrucciolevole, pendenze e contropendenze varie, adeguati ripiani di sosta);
- ai parcheggi riservati agli invalidi (larghezza e lunghezza sufficienti ad eseguire in sicurezza le manovre di salita e discesa dall’auto, pendenze, l’immediata vicinanza a percorsi ed edifici accessibili, altrimenti il disabile finisce col non utilizzare tali strutture fruibili);
- alla segnaletica urbana di indicazione (razionale, moderna, dosata; il visitatore deve ricevere al punto giusto informazioni inequivocabili e precise);
- all’arredo urbano (panchine, fermate dei mezzi di trasporto, cabine telefoniche, cassette per le lettere, cestini ecc.).
Principalmente possiamo distinguere i possibili luoghi di intervento in due gruppi d’insieme: già esistente, nuove edificazioni.
Prioritariamente oggetto dei vari interventi sono:
a) gli edifici pubblici, gli spazi urbani, le aree verdi e gli impianti sportivi e ricreativi pubblici. Ricordo alla futura amministrazione dell’Aquila che dopo la legge 41/86 non sono approvabili e finanziabili progetti ed opere pubbliche non conformi alle disposizioni di legge in materia di b.a., e le stesse Amministrazioni comunali avrebbero già dovuto dotarsi di piani per l’eliminazione delle b.a.; è inequivocabile che ciò riguardi anche le aree verdi (L.R.39/86). Vi è poi un riferimento ancor più ampio con il DPR n.503 del 24 luglio 1996.
b) gli edifici privati, e soprattutto i privati ma aperti al pubblico: luoghi di culto, ambulatori medici di ogni specialità (specie dentistici), ambulatori (fisioterapisti, osteopatia ecc.) o studi di liberi professionisti, associazioni culturali o di categorie diverse, aree verdi aperte al pubblico, impianti sportivi, strutture di spettacolo, banche, alberghi, attività di ristorazione, esercizi commerciali vari. Una particolare attenzione va rivolta al privato, riguardo alle nuove edificazioni (dopo l’agosto 1989), specie nell’esecuzione delle opere di urbanizzazione. Infatti, esse vanno poi ad inserirsi in una rete di collegamento urbano esistente già critico: spesso la normativa vigente viene totalmente disattesa e si costruiscono nuove b.a., creando un circolo vizioso e nuovi maggiori oneri di intervento. Altre criticità nel privato ad uso pubblico sono i percorsi pedonali accessibili e soprattutto l’installazione dell’ascensore negli edifici dai 3 livelli in su (legge 13 gennaio 89).
In relazione al privato e privato aperto al pubblico, già edificato prima dell’agosto 1989, la rimozione delle b.a. non è obbligatoria, a meno che non si proceda alla ristrutturazione dell’intero edificio (danni sisma 2009), oppure nel cambio di destinazione d’uso (gravi criticità si hanno, ad esempio, nelle attività commerciali, ristoranti, bar, ecc. riguardo all’accessibilità dei servizi igienici ed anche nello stesso locale commerciale/bar/ristorazione).
La carenza prioritaria risulta essere l’accessibilità ai vari edifici di più antico insediamento, dai piccoli esercizi, agli ambulatori medici di ogni tipo fino agli uffici di liberi professionisti. Mentre, per ciò che riguarda le altre attività commerciali, quali ristorazioni-bar, la mancanza principale è l’accessibilità ai servizi igienici, oltre alla normale mancanza d’accessibilità ai locali dell’edificio stesso.
Una più ampia ed accurata riflessione meriterebbe la questione del verde pubblico e degli spazi sportivi e ricreativi. Nei rapidi mutamenti della nostra società moderna, essi sono diventati sempre più spazi vitali e salutari, indici di qualità della vita di tutti e non solo dei disabili. In questo caso mi limiterò ad alcune brevi considerazioni ed indicazioni per ciò che riguarda il verde pubblico, uno dei servizi da garantire nella pianificazione urbana ad ogni abitante, al pari degli altri servizi sociali quali quelli sanitari, scolastici ecc.
Riguardo agli spazi sportivi e ricreativi il punto più critco, oltre all’accesso agli impianti, è quello delle strutture di servizio quali servizi igienici, spogliatoi e docce.