Lo scorso giovedì abbiamo cominciato ad affrontare l’argomento della discussa polizza obbligatoria sugli immobili, destinata a coprire gli stessi da eventuali danni causati da eventi o catastrofi naturali. Ci eravamo lasciati con la promessa di riprendere da un dubbio importante: a chi spetterebbe l’onere del pagamento e, soprattutto, dell’eventuale messa in regola delle situazioni pre esistenti?
Non essendoci ancora delle norme precise (ricordiamo che fino a che scriviamo si parla solo di una proposta che, in quanto tale, prima di diventare effettiva dovrebbe essere discussa e definita nelle sedi istituzionali opportune) è necessario rifarsi alle esperienze già in essere negli stati esteri. In Francia come negli Stati Uniti d’America, solo per citare alcuni esempi, una volta varata la norma è stato dato un periodo entro cui i cittadini dovevano mettere in regola gli immobili. Nel caso di immobili in costruzione era ovviamente il costruttore a doversi tutelare, ma nel caso di immobili già passati di proprietà spettava al proprietario farsi carico dell’assicurazione.
Non solo, a tutela delle persone che vivevano in edifici costruiti prima del varo di precise norme anti sismiche obbligatoriamente applicate nella costruzione degli immobili, le assicurazioni erano tenute a stipulare la polizza mentre, per un meccanismo di identica tutela, questa volta delle compagnie assicurative, erano assolutamente autorizzate a rifiutare la copertura a chi la richiedesse per immobili edificati in aree a rischio o senza l’applicazione dei criteri definiti, dopo l’entrata in vigore della norma.
In sintesi, chi ignora la norma e subisce il danno non può che lamentarsi con se stesso, chi lo subisce, in qualche modo, senza colpa, viene risarcito prima dalle casse dell’assicurazione privata e, se il danno era troppo alto, da uno speciale fondo statale per la somma eccedente i massimali di coperura.
Va detto che, secondo recenti sondaggi, la maggioranza dei nostri connazionali si è dichiarata favorevole, sia pure in linea di principio, all’adozione di una norma che preveda l’obbligatorietà di copertura (si parla del 54% del campione); se poi si considera l’ipotesi di una defiscalizzazione del pagamento, si arriva a una percentuale quasi plebiscitaria (72%) e allora, ci chiediamo, perché non pensarci seriamente?
Fonte news.immobiliare.it