
di Maria Cattini – Il sito web del Consiglio regionale dell’Abruzzo si piazza al primo posto nella classifica della trasparenza, elaborata dal Ministero per la Pubblica amministrazione e Semplificazione, nell’ambito del progetto Magellano. Premiato quindi un sito web, come quello del Consiglio, dove un vetusto motore di ricerca, ancora oggi, richiede la sintassi dei comandi in DOS per effettuare le ricerche sui testi delle leggi regionali. Con tanto di continui errori di interpretazione in inglese. Per non parlare della veste grafica che utilizza, nelle sezioni interne, stili di formattazione che potrebbero lasciare confusi se non storditi gli utenti. Eppure sembra che il sito del Consiglio regionale sia attualmente il massimo esempio in Italia di trasparenza amministrativa on line, insieme ai siti della Regione Basilicata e Regione Sicilia. Invece, una regione come l’Emilia Romagna, considerata da sempre all’avanguardia nei servizi on line, tanto da ospitare per anni il Salone del COM.PA a Bologna, sprofonda all’undicesimo posto di questa sorprendente classifica.
Chi l’avrebbe mai sospettato che al sud le amministrazioni pubbliche dettino la linea per trasparenza e semplificazione digitale? C’è da rimanere increduli ma questi sono i risultati. Basta andare sul sito http://www.magellanopa.it per avere la verifica.
“E’ un risultato che ci riempie di orgoglio – commenta il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano – frutto dello sforzo messo in campo da tutte

le strutture, che da tempo sono impegnate nel migliorare la trasparenza e offrire sempre maggiori informazioni ai cittadini-utenti”. Il sito del Consiglio regionale, infatti, rispetta al 100 per cento le indicazioni del decreto legislativo 33/2013 e soddisfa tutti i 67 indicatori previsti dalla normativa. Tra i principali, i dati relativi ai contratti, al personale, ai pagamenti e ai rendiconti dei Gruppi consiliari.
Non c’è alcun dubbio che il sito del Consiglio, metta a disposizione una mole incredibile di documenti. Molte perplessità nascono, invece, sulla possibilità reale di usufruire e ricercare tutte le informazioni presenti. A parte il preistorico motore di ricerca dei progetti di Legge Regionale, dove spesso mancano totalmente i testi e le schede, sul sito del Consiglio ci sono molti documenti in formato PDF ma realizzati con immagini “scannerizzate” dei documenti. Impossibile, quindi, effettuare le ricerche sui testi anche in questo caso. Neanche motori di ricerca come Google o Bing possono dare risultati su documenti realizzati con immagini anziché con il corretto formato digitale. Se si volesse effettuare una ricerca, bisogna sapere esattamente l’estensore del documento o il numero di riferimento. Cosa tutt’altro che “semplice”. Nasce quasi il sospetto che questa enorme mole di informazioni serva a nascondere gli aghi nel pagliaio. Ma è solo un sospetto che non svela il vero mistero di questa classifica realizzata del Ministero per la Pubblica amministrazione grazie anche ai giudizi espressi dai cittadini..
Inoltre, se il progetto Magellano indica delle linee guida per uniformare i servizi on-line delle pubbliche amministrazioni, non si spiega per quale motivo sia stato soppresso l’efficientissimo e funzionale motore di ricerca delle leggi di tutte le regioni realizzato e curato da anni dall’ANCI. Quel database, aggiornato e funzionante fino a pochi mesi fa, permetteva non solo la consultazione di tutte le leggi delle regioni d’Italia, ma anche il comparazione e la ricerca sui testi. Invece di fare un passo in avanti verso l’e-democracy, sembra proprio che lo Stato italiano abbia voluto compiere due passi indietro, creando molta confusione.
Ma il vero mistero della classifica si svela quando gli utenti- ossia i cittadini- volessero provare ad esprimere il loro voto e giudizio sui siti delle pubbliche amministrazioni. Per farlo, infatti, occorre far il log in tramite i social network, accettando di fornire non solo le proprie generalità virtuali ma anche di condividere tutte le altre informazioni personali presenti su FaceBook, ad esempio. Un forte deterrente per chiunque voglia esprimere giudizi troppo severi. Se si volesse provare ad accedere con il più discreto account di Twitter, oltre ad attivare un’applicazione degli amministratori del sito che comunque potranno monitorare i nostri tweet, si viene rispediti alla pagina iniziale senza poter esprimere alcun voto.
Allora chi ha votato fino adesso per stilare una classifica dai risultati così sorprendenti? I cittadini o solo dirigenti, dipendenti e web master responsabili dei siti in oggetto?