In Germania nasce Filetto-Weg, la via dedicata all’ufficiale (poi vescovo) autore dell’eccidio di Filetto
di Fausto D'Addario | 06 Giugno 2023 @ 05:34 | ATTUALITA'
“Filetto-Weg”. Il nuovo nome della strada che conduce al cimitero di Pöcking, località bavarese al confine con l’Austria, ha un chiaro riferimento a un tragico evento del passato, l’eccidio di Filetto, piccolo centro montano ai piedi del Gran Sasso, a 18 Km da L’Aquila. Fino a poco tempo fa nessuno si preoccupava di quel cartello stradale, intitolato dal 1997 a Matthias Defregger, vescovo ausiliare di Monaco, la stessa diocesi di Ratzinger. Un vescovo molto apprezzato nella sua comunità, per la sua affabilità e le sue doti di predicatore, dove visse dal 1969 fino alla sua morte, avvenuta nel 1995. E allora perché tanto clamore? Per capirlo, dobbiamo tornare indietro ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Gli anni dell’occupazione tedesca e della guerra, tra l’estate del 1943 e la primavera del 1945, occupano un posto di particolare rilievo nella storia dell’Italia contemporanea. Nell’estate del 1943 l’Italia uscì dall’Asse e questo tradimento suscitò nei tedeschi una brutale mentalità persecutoria. L’Italia divenne un paese conteso, sul cui territorio agivano centinaia di migliaia di soldati, e che fu teatro di operazioni militari sanguinose fino alla capitolazione tedesca, il 2 maggio 1945. A Filetto, il 7 giugno 1944 un gruppo di partigiani assaliva dei soldati tedeschi che stavano caricando del materiale radio, in vista della ritirata verso Paganica. L’assalto fallì e la rappresaglia tedesca sulla popolazione inerme di Filetto – con la complicità di fascisti locali – non si fece attendere. Da L’Aquila il maggiore generale Hans Boelsen ordinò al capitano Matthias Defregger, che all’epoca aveva 29 anni, di occuparsi della faccenda. Nipote del pittore Franz von Defregger, Matthias aveva trascorso la guerra come ufficiale e fu promosso a maggiore soltanto poco prima della fine. Così a notte fonda, a poche centinaia di metri dal paese, i rastrellati vennero messi su tre file e vennero fucilati. I corpi dei 17 uomini massacrati furono portati in due case che vennero date alle fiamme e il paese fu devastato.
Matthias Defregger non fece mai più tornato a Filetto. Anzi, dopo la guerra, il giovane studiò teologia e venne ordinato sacerdote, nonostante avesse fatto sapere ai propri superiori ciò che aveva fatto da soldato. Nel 1968 era stato nominato vescovo ausiliare di Monaco-Frisinga dal cardinale Julius Döpfner. Il passato era però in agguato. L’anno successivo, in un articolo apparso il 7 luglio 1969 sul giornale tedesco Der Spiegel, si apriva lo scandalo: quel capitano Defregger, comandante del plotone di esecuzione, ora era vescovo ausiliare a Monaco di Baviera. La notizia fece scalpore e per intervento del deputato del PCI Eude Cicerone nel 1969 si apriva presso la Procura della Repubblica dell’Aquila un fascicolo sul caso. Tutto finì nel nulla: tre processi furono tutti archiviati, quello del 1969 all’Aquila, quello del 1970 presso la Procura Generale di Francoforte e nel 1972 presso il Tribunale Militare di Roma. Defregger aveva agito su ordine e quindi non poteva essere ritenuto colpevole. Se avesse resistito agli ordini, avrebbe fatto la stessa fine dei fucilati.
I filettesi intrapresero anche un viaggio a Monaco per cercare di incontrare il vescovo e chiedere un gesto di pentimento. Ricevettero soltanto una lettera. Dall’ex ufficiale tedesco non arrivarono mai delle scuse ufficiali, né alcun segno pubblico di rimorso. Forse ancora più dell’ordine di esecuzione, irritò il fatto che, in quanto uomo di chiesa, non sia mai più ritornato sulla vicenda. Anzi, proprio come uomo di chiesa, Defregger ha completamente separato il resto della sua esistenza dal suo passato militare: non aveva mai messo in discussione quell’ordine fatale e si considerava privo di sensi di colpa. Questa è la conclusione a cui è giunta la storica Marita Krauss, incaricata dal comune bavarese di indagare sugli eventi di quel tempo, 25 anni dopo la morte del vescovo. Il sindaco della località bavarese, Rainer Schnitzler, ha voluto al contempo spezzare una lancia in suo favore. Tutti abbiamo due facce. È difficile immaginare come altri, al suo posto, avrebbero agito in quella situazione. In ogni caso, a suo avviso, Defregger ha avuto molti anni per recarsi in Abruzzo, parlare alla popolazione di Filetto e celebrare una messa insieme ai sopravvissuti e ai loro discendenti. Non l’ha mai fatto. È qui che sta il vero fallimento morale del vescovo di Monaco.
Una delegazione di Pöcking, guidata dal sindaco Rainer Schnitzler, ha visitato il piccolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila il 7 giugno 2022 e ha deposto una corona di fiori nel giorno della memoria della strage. Anche se certe ferite sono difficili da rimarginare, in quell’occasione i filettesi mostrarono una grande disponibilità alla comprensione e alla riconciliazione, che colpì molto la delegazione di Pöcking. Ora la strada che porta al cimitero bavarese è stato rinominata “Filetto Weg”.
Una delegazione proveniente da Filetto dovrebbe visitare la cittadina tedesca il 7 luglio e in programma c’è anche un incontro con il cardinale Reinhard Marx a Monaco.