In carcere recidive al 70%, all’Aquila l’iniziativa “Al di là del muro” sulla giustizia di comunità

di Alessio Ludovici | 17 Dicembre 2022 @ 07:11 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – “Al di là del muro. Riflessioni sulla giustizia riparativa” è l’evento che si è tenuto ieri, 16 dicembre, presso la sala Rivera di Palazzo Fibbioni. Un’occasione per presentare due significative iniziative. Innanzitutto il progetto Accoglienza e Inclusione, finanziato dalla Regione Abruzzo e ideato e realizzato da un gruppo di associazioni, Associazione Fraterna Tau OdV – ETS, capofila, Associazione Il Germoglio, Associazione Voci di Dentro, Fondazione Celestino V Onlus e Basiliade Società cooperativa sociale. In seconda battuta la presentazione del calendario Volti di dentro, a cura dell’associazione Voci di dentro e con le foto di Marzia Cotugno e Irene Ciafardone.

E’ stata anche l’occasione per una riflessione a più voci sulla situazione del sistema penitenziario italiano soprattutto alla luce del graduale accoglimento, all’interno del nostro ordinamento, di strumenti diversi di esecuzione penale, parliamo della cosiddetta giustizia riparativa o di comunità, o meglio ancora di giustizia trasformativa

I dati del resto sono eloquenti e li ha ricordati Francesco Lo Piccolo, direttore della testata Voci di Dentro: a 60mila persone si attesta la popolazione carceraria, più di 70mila sono invece in carico ai servizi di esecuzione penale esterna per lo svolgimento di una misura o di una sanzione di comunità. Se tra la popolazione carceraria i tassi di recidiva si attestano ormai stabilmente intorno al 70%, nelle forme alternative di detenzione la recidiva si attesta tra il 15 e il 20%.

E proprio il progetto Accoglienza e Inclusione ha sperimentato alcune esperienze in tal senso Ad illustrare gli esiti del progetto Accoglienza e Inclusione sono stati Federico Congiu, della Fraterna Tau e Angelo Bleve dell’associazione Il Germoglio. Un progetto nato grazie alla manifestazione di interesse promossa dalla Regione Abruzzo per l’attuazione del progetto Abruzzo Inclusivo e finanziato dalla Cassa delle Ammende per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID 19 negli Istituti penitenziari. Sono state aperte due case di accoglienza, una nell’aquilano e una nel teramano, che hanno accolto già 15 detenuti in misura alternativa e che non disponevano di reti familiari di sostegno dove poter scontare il residuo di pena o accedere a programmi di reinserimento sociale. Nel corso del progetto sono state quindi attivate altre collaborazioni, in particolare con la sede distaccata del Centro per la giustizia minorile Lazio, Abruzzo e Molise, rappresentato dalla dottoressa Cinzia Carlone,  per l’inserimento nel progetto di giovani sottoposti alla misura della messa alla prova e la Casa Lavoro di Vasto. “Comunità è tutto o niente – ha spiegato Carlone – la comunità la facciamo noi. Questa esperienza ci ha dato modo di vedere il potenziale che c’è dietro una progettualità. Vogliamo portare avanti queste collaborazioni per dare delle risposte, perché se i ragazzi vengono motivati, hanno degli scopi, la loro vita migliora. Un ragazzo si deve costruire, grazie alle borse lavoro, alle doti educative”.

Significativa la testimonianza di Oli, uno dei ragazzi che hanno avuto accesso al progetto: “Ho avuto la sfortuna di trovarmi dentro le mura, ma ho avuto anche la fortuna di essere accolto e di poter uscire e assaporare la libertà. Io anche avendo la possibilità di uscire non avevo dove andare, grazie a Cassa Ammende sono uscito e ho trovato lavoro. Ora la mia famiglia è qui, compresoa la mia bambina che non vedevo da appena nata. Si continua il percorso, speriamo nella via giusta questa volta, avendo una seconda possibilità credo e spero di non tornare più indietro”. “E’ vero, nella vita si può sbagliare” gli ha fatto eco l’assessore alla politiche sociali Manuela Tursini che ha portato il saluto e il contributo dell’amministrazione comunale: “Si può sbagliare e nessuno è immune dall’errore. Questi progetti vanno a beneficio di tutti. Noi vogliamo una società improntata su valori umani e civili e un modello di welfare che porti tutti ad avere le stesse possibilità”.

Luana Tunno, direttore dell’Uepe dell’Aquila, ha fatto il punto sulla situazione. “Undici persone che trovano una porta aperta sono tantissime rispetto ai numeri che abbiamo in città. Persone che hanno avuto un’accoglienza e una speranza di poter sperimentare una vita di comunità, di ricevere una cosa importante per l’uomo, la considerazione”. La Tunno ha ripercorso l’evoluzione della giustizia di comunità nel corso degli anni fino ai più recenti interventi normativi. “Sperimentare una vita normale, anche grazie alle regole della messa alla prova, permette di invertire il trend delle ricadute. Ci piacerebbe ora andare oltre, ad esempio avere l’opportunità di un alloggio, anche condiviso, per proseguire certi percorsi”. 

 


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