Con una definizione ad hoc per gli enti no profit l’esecutivo solleverà le realtà ecclesiastiche dall’imposta sugli immobili – Fa discutere l’ennesimo tentativo del governo di alleggerire il peso dell’Imu alla Chiesa, adesso che si trova costretto ad accelerare il varo del regolamento che imponga anche a tutti gli enti no profit di pagare l’imposta sugli immobili nel 2013.
“Non è una novità ma una conferma. Il governo pensa di creare una zona franca a vantaggio della Chiesa per il pagamento parziale dell’Imu” ha scritto Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi, sul suo profilo Facebook, sottolineando come l’esecutivo “stia cercando di far passare una definizione ad hoc di ciò che non è attività commerciale, allargando a molti immobili ecclesiastici l’esenzione”. “Solo per la chiesa e non per altri soggetti che svolgono attività non commerciali. Un Monti tecnovaticanense, insomma. Ed iniquo” ha concluso Nencini. Quello che Palazzo Chigi ha tentato di fare è stato dribblare le obiezioni del Consiglio di Stato. Facendo passare una definizione ad hoc di ciò che non è attività commerciale, definizione che vale per gli enti no profit, ma non per il resto degli italiani.
Una sorta di alleggerimento che solleverebbe queste istituzioni, e quindi anche le realtà ecclesiastiche, dal versamento dell’imposta sulle porzioni di immobili ad uso “misto” da cui ottengono profitti, con una semplice modifica del loro statuto da fare entro dicembre. Il travagliato iter sull’Imu è iniziato il 4 ottobre scorso, quando il Consiglio di Stato ha bocciato il regolamento del ministero dell’Economia, che prevedeva degli “sconti” agli enti no profit. Per bypassare le obiezioni dei giudici amministrativi, è quindi stata inserita nel decreto Enti locali ( che si occupa dei costi della politica) una nuova norma che riguarda, appunto, la definizione di ente no profit.
Il decreto è poi passato alla Camera e il governo è riuscito così a confermare quegli “sconti” prima bocciati dal Consiglio di Stato.