Il Ponte romano di Campana

Per paesaggi d'Abruzzo, il drone di Ercole Maurizio Manieri in volo sulla frazione del Comune di Fagnano Alto

di Redazione | 28 Maggio 2023 @ 05:00 | AMBIENTE
Ponte Romano
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L’AQUILA – Dal sito del Comune di Fagnano Alto: “Il Ponte risale all’epoca dell’imperatore Claudio il quale, oltre alle molteplici opere pubbliche, alle due vie insignite del suo nome, la Claudio Valeria e la Claudio Nova, volle aggiungere “niente meno che” 43 ponti sull’Aterno.

Nell’angusta valle di Acciano, sebbene lunga soltanto 11 miglia, ne furono costruiti 12 e questo di Campana è il primo. Posto ai piedi di un ampio piano erboso, dolcemente inclinato, segna la fine della conca aquilana e fa da porta alla valle Subequana.

In origine era composto da 4 arcate a tutto sesto e tre taglia acque; era lungo 130 palmi e largo poco meno di 12 tra i parapetti laterali, dei quali, quello a monte, aveva le due estremità spioventi ed alquanto ricurve per meglio ricevere la quantità di acqua che specie d’inverno sboccava.

Nella parte sovrastante, a metà ponte, c’erano due edicole affrescate, coperte da un piccolo tetto, ‘a scampo di piogge e per devozione de’ fedeli’. Fino alla metà dell’ottocento, a distanza di 18 secoli dalla costruzione, esso, come tutti gli altri ponti, mostrava ancora la sua stabilità.

Gli antichi lo avevano costruito ‘ad perpetuitatem’, usando un doppio metodo: con una fluida calcina stringevano tenacemente migliaia e migliaia di sassolini tanto da costituire un solo masso impenetrabile all’acqua e non frantumabile se non con reiterati e violentissimi colpi; davano poi ai macigni di pietra varie ma regolari forme di cubo, parallelepipedo, pentagono, prisma, ancora visibili, che combinavano a secco senza nessun mezzo se non la connessione e ciò non permetteva ai massi di muoversi né di poter essere divelti.

La situazione attuale del ponte è molto diversa, i cambiamenti sono notevoli. Non abbiamo documenti attestanti le modifiche effettuate in epoca medievale e moderna, ma abbiamo precise notizie su particolari rimaneggiamenti che il ponte ha subito nell’agosto del 1869, nel luglio del 1879 e nel settembre del 1881.

Alle 4 arcate a tutto sesto ne furono aggiunte altre due: una sull’argine di destra e un’altra su quello di sinistra di m.3,60 ciascuna; la copertura del tetto fu allargata di 2 metri di larghezza e di 1 di altezza sia per il ricovero dei passeggeri sorpresi dalla pioggia sia per facilitare il transito delle vetture cariche dei prodotti della campagna.

Nei tempi più vicini a noi del ponte è stata rimaneggiata, in particolare, la parte superiore: le edicole, con i relativi affreschi, sono stati ricoperti dal cemento; il tetto è stato abbattuto per dare la possibilità ad una trebbiatrice di transitare.

Quanto alla pavimentazione sono stati utilizzati sampietrini sulla copertura esistente con il conseguente innalzamento del livello della strada ed abbassamento dei parapetti sui quali sono state poi poste delle moderne ringhiere di ferro.

 Attualmente il ponte ha perduto, in parte, la sua struttura originaria e la sua sobria bellezza. Di certo non era stato costruito per motivi estetici ma per scopi ben più seri e pratici: testimoniava il progetto di sviluppo della viabilità a cui Roma dette impulso per promuovere contatti economici e culturali nella penisola.

Secondo Benedetto Orsatti, il ponte di Campana, anche se non particolarmente bello ed ardito, ‘era ubicato in una posizione chiave’.

La sua importanza era dovuta al fatto che permetteva di allacciare due grandi arterie viarie romane: la Claudio Nova e la via Poplica Campana. La prima, costruita dall’imperatore Claudio nel 47 d.C., partendo da Roma, entrava nel territorio Vestino. Qui, biforcandosi più volte, formava la ‘Via della media valle dell’Aterno’.

Il tracciato che portava a Campana è ancora evidente nei resti di muri campestri lungo la base di colle Prutto; esso, superato il ponte, per una via secondaria tra i boschi, la valle dell’Olmo, si ricongiungeva presso Fruntenias (Fontavignone), con la seconda grande via romana, la Poplica Campana che, dall’Altopiano delle Rocche, portava ad Alba Fucens e di lì in Campania”. 


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