Il Parco Gran Sasso ha ritirato la disposizione sulla pesca? Intanto la vicenda finisce al Mase

di Alessio Ludovici | 15 Marzo 2023 @ 06:00 | AMBIENTE
Sede del Mase, ministero ambiente e sicurezza energetica
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L’AQUILA – Non è più raggiungibile il link della disposizione sulla pesca aperta sul sito del Parco Gran Sasso Monti della Laga. Il link, comunque ben visibile nel motore di ricerca di Google, che ha una buona memoria, apre ora la pagina generale degli avvisi dove non si trova più quello del 7 marzo. Senza alcuna informazione aggiuntiva: la disposizione è stata ritirata? E quali norme deve seguire il pescatore nel frattempo?

La vicenda intanto è finita anche sui tavoli della Regione Abruzzo e della Direzione generale patrimonio naturalistico e mare (PNM) del Mase.A scrivergli è stato Augusto De Sanctis che è anche il responsabile della Soa, stazione ornitologica abruzzese. In dettaglio De Sanctis chiedeva se sia stata espletata una Vinca, la procedura di incidenza ambientale e, in caso contrario, di ritirare in autotutela la disposizione pubblicata sui sito di internet del Parco Gran Sasso qualche giorno fa.

Avevamo spiegato qui tutta la questione. Nel Parco si è creato un vuoto normativo. Fino al 2020 la pesca era regolamentata dalle norme di salvaguardia e, nelle zone più periferiche del parco, dal calendario ittico regionale. Con l’approvazione del Piano del Parco, dopo 25 anni di attesa, le norme di salvaguardia sono decadute e il parco avrebbe dovuto dotarsi di un Regolamento per normare la vita dell’area protetta. In assenza è la legge nazionale a farlo, in modo più rigido, vietando di fatto l’uccisione della fauna e rimettendo eventuali deroghe ai Regolamenti dei singoli parchi, regolamento assente (“una primissima bozza è stata elaborata” si legge nell’appena approvato Piano della performance) in quello Gran Sasso Monti della Laga.

E’ una vicenda che si trascina da oltre un anno e già la scorsa estate aveva generato tensioni, l’edizione teramana del quotidiano il Centro aveva ascoltato in proposito il comandante provinciale dei carabinieri forestali che aveva rappresentato la difficoltà di gestire questo vuoto normativo sul territorio. Il presidente del Parco Gran Sasso, Tommaso Navarra, aveva promesso un intervento normativo. Il parco, invece, lo scorso 7 marzo ha pubblicato sul proprio sito internet una “disposizione” senza alcuna firma in calce e non presente all’Albo pretorio ad oggi, disposizione in cui non si faceva riferimento a nessun atto interno dell’ente e che di fatto apriva la pesca in ogni zona del Parco.

Sul sito della Regione Abruzzo si notava la differenza con le altre aree protette del territorio nelle cui disposizioni o regolamenti c’è un ampio e puntuale riferimento ad avvisi, disciplinari, normative e, appunto, regolamenti. Disposizione, quella del Parco Gran Sasso, motivata con la necessità di ripristinare gli equilibri biologici compromessi dalla presenza di specie alloctone. Squilibrio, però, che lo stesso Parco aveva detto di non conoscere tanto da aver affidato in questi mesi un monitoraggio dei fiumi dell’area protetta proprio al fine arrivare di una regolamentazione corretta. Del resto, scrive lo stesso De Sanctis nella sua nota alle autorità, distinguere una trota da un’altra, in molti casi, è praticamente impossibile o meglio possibile solo dopo analisi biologiche. Ad oggi la responsabilità di questa distinzione, anziché ad un regolamento che tuteli anche i pescatori e indichi dove esercitare la pesca, sembra ricadere sullo stesso pescatore con tanto di conseguenze casomai si venisse trovati a pescare specie vietate. 

 


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