di Emanuela Medoro – Durante l’assemblea sulla ricostruzione tenuta al Palazzetto dei Nobili tenuta il pomeriggio di mercoledì 9 gennaio 2013 si è parlato della complessità delle opere di ricostruzione, dipendente da leggi e regolamenti, quelli che esistono e sono poco chiari, causa di frustranti e paralizzanti diatribe fra gli operatori del settore; e quelli che mancano, es. la legge regionale sulla ricostruzione, in Emilia fatta ad un anno di distanza dal terremoto, da noi ancora mancante, e dicono, assolutamente necessaria per procedere. A ciò si aggiungono i problemi derivanti dall’insufficienza delle somme disponibili, che coprono l’ordinaria manutenzione delle strutture di sicurezza ed i contributi di autonoma sistemazione, restando ben poco per le necessità del centro storico.
In un fitto intrecciarsi di accuse, lamentele e proteste, è emersa l’esistenza di nodi di tipo amministrativo e finanziario che non sono mai stati sciolti, di intrecci e pesanti conflitti di competenze che rallentano le procedure, di promesse sbandierate al vento che non saranno mai mantenute, di progetti fermi e cantieri che non partiranno.
Sono uscita al termine degli interventi in programma con la deprimente sicurezza, in quel momento, che l’Aquila non ha finora espresso una classe politica all’altezza della situazione. Difficilissima, senza precedenti, bisogna riconoscerlo.
La classe politica emerge dalla popolazione della città, è eletta da noi, ci rappresenta. Possibile che non siamo capaci di rifare la nostra città? Il centro storico, la parte intra moenia, la piazza del mercato, i portici, i vicoletti, le piazzette, le fontane ed i giardini.
E’ evidente, tuttavia, che siamo capacissimi di far crescere e moltiplicare centri commerciali, di fare rotonde per le strade, tante; adesso nella parte ovest della città ce ne è in costruzione una grandissima, avveniristica, che dovrebbe snellire e rendere veloce il traffico di collegamento da una parte all’altra della città. Interessante la notizia letta su un giornale online riguardante la costruzione di un fabbricato avveniristico situato dalle parti della stazione per sistemare definitivamente tutti gli uffici del comune. Ottima cosa averli tutti in un unico posto ben collegato con il resto della città. Benissimo, purché tutto ciò non rallenti all’infinito i lavori di ripristino dell’agibilità di Palazzo Margherita.
Durante questa assemblea frustrazione e depressione si leggevano sui volti di tanti, atmosfera ben diversa dall’orgogliosa sicurezza della rinascita diffusa durante un altro incontro tenuto recentemente al Palazzetto dei Nobili, quello in cui si presentò e si discusse l’idea della partecipazione della città dell’Aquila al concorso per Capitale Europea della Cultura 2019.
Il contrasto fra le speranze e le promesse di allora e le riflessioni di oggi è talmente forte da mettere in seria crisi ogni fiducia, ogni certezza.
Siamo in piena campagna elettorale per il rinnovo del parlamento. Mi piacerebbe tanto che gli aquilani votassero per una concreta speranza di rinascita piuttosto che per il meno peggio, per uno capace di darci un filo sicuro per orientarci nel groviglio della ricostruzione.