Il futuro e le sfide dei boschi abruzzesi e di chi li tutela. L’esempio: l’abetina di Rosello
di Alessio Ludovici | 05 Gennaio 2023 @ 06:00 | AMBIENTE
L’AQUILA – Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo della tutela forestale – qui abbiamo fatto un punto sugli alberi monumentali – con Francesco Contu, dottore forestale e responsabile dell’Ufficio Coordinamento e Pianificazione del Servizio Foreste della Regione Abruzzo.
Ma la regione ha competenze, di natura tecnica, anche sui boschi che non sono di sua proprietà. Sui boschi di proprietà di Comuni e Asbuc poi, esercita anche la tutela economica, ossia verifica che la gestione sia corretta anche sotto l’aspetto economico e non solo tecnico.
A Francesco Contu, che è anche il referente regionale per il Ministero per Alberi Monumentali e Boschi Vetusti, chiediamo innanzitutto quali sono le principali sfide che affrontate nella tutela delle foreste della nostra regione. “Anche in Abruzzo – spiega – ci sono interessi economici che spingono affinché si pervenga ad una sorta di deregolamentazione delle utilizzazioni boschive. Ultimamente, ovviamente, l’alibi sulla necessità di eliminare “lacci e lacciuoli” che imbriglierebbero il settore impedendo i tagli boschivi è l’attuale crisi energetica, ma ogni volta si trova una scusa diversa. Per fortuna gli ormai numerosi tentativi di modificare (in peggio) l’attuale quadro normativo regionale non sono finora andati a buon fine, ma il rischio che con qualche colpo di mano ci si arrivi non è affatto trascurabile. L’attuale normativa di settore è oggi il principale strumento che ci consente di garantire che l’utilizzazione delle risorse forestali avvenga in maniera sostenibile, e eventuali modifiche, volte a favorire gli interessi di pochi a discapito di quelli collettivi, renderebbero poi difficile tutelare questi beni comuni affinché di essi possano godere anche le generazioni che verranno dopo di noi.”
La Legge regionale era pensata come un vero e proprio progetto organico di tutela e valorizzazione del settore silvo-pastorale regionale ma è attuata solo in minima parte: “Questo è un limite molto serio. Per fare solo un esempio, la mancanza del Regolamento impedisce di istituire l’Albo delle imprese forestali, in assenza del quale non è possibile garantire la professionalità delle imprese del settore che operano nell’esecuzione dei tagli colturali, con tutto ciò che ne consegue. Nel progetto di Regolamento che abbiamo predisposto, tra l’altro, vi è il recepimento di tutte le norme tecniche di dettaglio contenute nei Decreti Ministeriali di attuazione del TUFF, per cui si può dire che per il tramite del Regolamento la LR 3/2014 dialoga egregiamente con il DLgs 34/2018. C’è anche da dire che per diversi aspetti la norma regionale garantisce livelli di tutela delle foreste superiori a quelli previsti dal TUFF, e che anche in questo senso è in linea con la norma nazionale visto che questa fissa i limiti minimi di tutela al di sotto dei quali non si può in alcun modo scendere ma che invece le regioni possono innalzare.”
Le sfide del settore, tra cambiamento climatico e nuovi progetti
Un settore, quello forestale, alle prese con sfide gigantesche che spesso sfuggono. Se è vero che la superficie boscata in Italia sta crescendo, è vero anche che lo fa per il progressivo abbandono di pascoli e terre coltivate e che la qualità della forestazione ne risente. I boschi, però, ricopriranno un ruolo decisivo per affrontare le sfide, ormai davanti agli occhi di tutti, del cambiamento climatico. “Il principale strumento per garantire la gestione forestale sostenibile è la pianificazione. La LR 3/2014 prevede diversi livelli, che vanno dal Piano Forestale Regionale ai Piani di gestione silvo-pastorale delle singole proprietà, passando per i Piani Forestali di Indirizzo Territoriale. Questi ultimi costituiscono la nuova sfida della pianificazione forestale, perché interessano aree omogenee vaste, sulle quali si interviene in modo da far si che tutti i vincoli esistenti sul territorio (paesaggistici, ambientali, forestali) possano essere ricondotti a sintesi al fine di garantire nel contempo gestione sostenibile e uno snellimento burocratico.”
“Fra i vari progetti che abbiamo in cantiere – racconta ancora Contu – c’è quello di sperimentare su un territorio, che abbiamo già individuato in quanto ottimale per i nostri fini, la realizzazione di un PFIT in ambito regionale. Sulla pianificazione forestale c’è comunque ancora moltissimo da fare, per cui al momento la sostenibilità cerchiamo di garantirla con l’istruttoria attenta dei progetti di taglio, che vengono autorizzati singolarmente dopo averne verificato la compatibilità tecnica ed economica, attuati con la Direzione dei Lavori di un professionista Dottore Forestale o Agronomo e sottoposti alla sorveglianza dei Carabinieri Forestali.”
Ma quali sono i principali rischi per i boschi regionali, oltre al cambiamento climatico, e come state affrontando questi rischi?
“Per il nostro patrimonio forestale le minacce principali sono costituite da cambiamenti climatici e incendi forestali, con i secondi che possono crescere in maniera esponenziale a causa dei primi. Credo che le evidenze sull’innalzamento delle temperature siano talmente palesi da non necessitare di ulteriori discussioni, e che tutti i nostri sforzi debbano essere rivolti a mitigarne gli effetti, anche se temo non sarà affatto facile. Per quanto attiene gli incendi, sui quali è relativamente più facile intervenire, occorre rilevare che l’attuale piano AIB della Regione è decisamente sbilanciato sulla lotta attiva mentre poco, troppo poco, si fa in termini di prevenzione. Ho appreso dai colleghi dell’Agenzia di Protezione Civile che si stanno avviando le attività per giungere ad una profonda revisione di questo Piano, e che la prevenzione sarà un punto cardine. Su questo aspetto credo che occorra riflettere seriamente anche sul modello da adottare in termini di modalità di utilizzazione dei fondi disponibili: quelle con le quali sono stati erogati i finanziamenti finalizzati alla prevenzione a partire dagli anni ’90 con i fondi regionali per proseguire fino ad oggi con quelli europei hanno portato, infatti, a risultati abbastanza miseri. Forse pensare alla realizzazione, da parte della Regione, di interventi in economia diretta anziché insistere nell’affidare i pochi fondi disponibili a terzi con il meccanismo, di fatto del tutto casuale, dei bandi consentirebbe un uso più razionale e mirato dei pochi fondi a disposizione, che peraltro andrebbero incrementati.”
Alberi monumentali e…
Ne abbiamo parlato facendo un quadro nazionale. Ma come già accennato anche le regioni giocano un ruolo nella tutela degli elementi più pregiati dei nostri ecosistemi. In che modo il vostro servizio si occupa della conservazione degli alberi monumentali?
“Al Servizio Foreste sono attualmente affidate tutte le competenze in materia di foreste ed alberi, comprese quelle in materia di alberi monumentali e boschi vetusti. Per quanto concerne gli AM abbiamo appena pubblicato un avviso per affidare il servizio di valutazione di stabilità degli alberi monumentali, già censiti, ricadenti in ambito urbano. In tal modo potremo disporre per ogni singolo esemplare di una valutazione professionale che ci consentirà di predisporre interventi razionali per la conservazione di questi monumenti vegetali garantendo, nel contempo, che questi non costituiscano rischio per l’incolumità delle persone e di danneggiamento di beni. A questa prima fase seguirà la messa in opera degli interventi necessari. In ultimo si lavorerà alla valorizzazione di quello che è un vero e proprio patrimonio la cui conoscenza potrebbe avere interessanti ricadute anche in termini turistici. Un’altra attività già avviata riguarda l’aggiornamento dell’elenco degli AMI presenti in Abruzzo, che è fermo al primo censimento del 2015. In questo senso invitiamo cittadini e associazioni a segnalare ai comuni, mediante compilazione dell’apposita scheda reperibile sul sito web dedicato agli AMI, esemplari di interesse non ancora inseriti in elenco, e soprattutto chiediamo ai comuni di esercitare le competenze in materia a loro attribuite dalla L 10/2013 provvedendo a censire gli esemplari meritevoli, dando in tal modo avvio al procedimento che consentirà di inserirli nell’elenco degli Alberi Monumentali d’Italia. Noi, insieme ai Carabinieri Forestali, siamo a disposizione per fornire ogni possibile chiarimento e collaborazione.”
… boschi vetusti: il caso virtuoso dell’abetina di Rosello, il bosco vetusto numero zero è abruzzese
“Ci occupiamo anche di Boschi Vetusti – puntualizza Contu – e su questo argomento devo dire che una piccola medaglia sul petto ce la possiamo appuntare: partendo con un certo anticipo anche grazie al fatto che ho fatto parte del gruppo di lavoro istituito dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste per redigere il testo del DM in materia, abbiamo proposto l’Abetina di Rosello (in foto, la racconteremo prossimamente) quale Bosco Vetusto numero 0 della istituenda Rete Nazionale. La proposta è stata accolta con favore dal Ministero ed oggi, anche grazie al lavoro degli amici che gestiscono la Riserva naturale, possiamo dire che questa bellissima foresta è il modello che si sta utilizzando per mettere a punto sistemi e procedure tecnico-amministrative per creare questa importantissima rete.”
Infine, un tema spesso al centro di polemiche, gli alberi fuori foresta, ad esempio quelli presenti in città o in aree agricole o nei bacini fluviali. “Forse non tutti sanno – racconta Francesco Contu – che la LR 3/2014 tutela non solo boschi e pascoli ma anche gli alberi in quanto tali, anche quando non fanno parte del bosco e vivono o isolati o in gruppi e filari. Non a caso la legge tutela e valorizza “il patrimonio arboreo” della regione Abruzzo, non solo quello forestale. Molto spesso, si pensi per esempio alle vaste aree collinari e costiere della nostra regione, gi alberi fuori foresta costituiscono elementi di grande valore ecologico e paesaggistico, e per questo la legge riserva loro specifica tutela. L’articolo 50 della LR dispone che l’abbattimento di piante arboree fuori foresta, appartenenti a determinati generi e specie ed aventi diametro superiore a 40 cm, possa essere effettuato esclusivamente per ragioni specifiche e che debba essere preventivamente autorizzato. L’autorizzazione è rilasciata, previa istruttoria, dalla Regione per le aree agricole o dal Comune per le aree urbane e periurbane. Naturalmente sono previste, per chi opera in assenza di autorizzazione, specifiche sanzioni.”