“Ci fosse stata una che abbia detto: non me la sento di mangiare, dormire, farmi fare lo shiatsu a spese pubbliche“.
E’ ancora Il Fatto Quotidiano con un articolo di Daniela Ranieri che che punta il dito sulla questione delle donne coinvolte, a vario titolo (non indagate), nella rimborsopoli d’Abruzzo.
Nelle storielle dell’Abruzzo Marchette Spa, più che l’affare di letto che non interessa, colpisce la complicità delle donne. Ci fosse stata una che abbia detto: non me la sento di mangiare, dormire, farmi fare lo shiatsu a spese della Regione, che è come dire a spese di mia madre, di mio zio alluvionato, di mio cugino terremotato, del mio vicino ingegnere disoccupato. E ci fosse una che ora dica: mi vergogno, mi scuso, e neanche ho mangiato tanto bene.
E QUANTA TRISTEZZA in quegli scontrini. Berlusconi ci aveva abituati a una grandeur dissipatrice, una dépense che faceva tutt’uno del fregare e dell’esser fregati: un gioiello a fine serata, l’affitto pagato, automobiline contundenti, rendite dignitose, rinforzini una tantum. Grazie a lui, prima della svolta puritana che l’ha investito, il potere politico si scioglieva in generosità nell’allegria dell’orgia. Il favore (la spesa nostra e la sua sfumavano nel cotillon del conflitto d’interessi) si metteva in pompa e lui come Eliogabalo sfilava su carri Billionaire pieni di fanciulle seni-nudate trainati da tori bardati. Laddove non arrivava di suo, le metteva a consigliare la Regione, ben stipendiate.
Invece, il da lui endorsato e protetto governatore Chiodi, con tutte le sue frattaglie locali, si sta facendo parlare dietro non solo per l’ipotesi di reato commesso, ma pure per la micragnosità mostrata. Lampeggia la triste allegrezza di portare l’amante in una sveltina da L’Aquila a Tivoli-terme (5 uscite di autostrada) per avvantaggiarsi di un risparmio personale di 300 euro e dare a lei milioni di finanziamenti pubblici. Siamo tornati all’aiutino democristiano, dirottato però, nei suoi fini e nei suoi beneficiari, da un ventennio di setting segretaria-capo con la fregola. La munificenza del maschio investito di un potere a metà tra il tribuno e il gangster, si è arrestata davanti a un menù di un albergo a 5 stelle.
E che dire del peccatuccio superstizioso dell’assessore che voleva ammazzare la moglie (un film di Sergio Martino!) di mettere per iscritto l’entità e la frequenza del “fare l’amore” da parte dell’impiegata, tra le 50 sfumature di grigio e un rogito, per poi dell’intemperante situazionismo porno addebitarci la fattura.
Si capisce che il “freddo professionale dell’Abruzzo” (Giorgio Manganelli) debba ben portare a immaginifici desideri di trasgressione, specie per chi ha vissuto una vita di liturgie quotidiane da campanile, e un risveglio vista Pantheon gli pare una sciccheria. Ma colpisce che nei caldi saloni un tempo abitati dallo spirito del camino che ipnotizzava Ignazio Silone, nei palazzi sfiorati dal fantasma armonioso e amoroso di Ovidio, oggi si muovano individui con la fascia al petto impegnati nella miserabile ricerca dei mezzi per sfangarla, abitati dall’astuzia banale di un fregare astratto, carogne che ridono sulle macerie del terremoto.UNA CURIOSITÀ: se le signore avessero sforato il budget, ad esempio chiedendo un dolce a mezzanotte non fatturabile per qualche motivo (bar chiuso, registratore rotto, ecc.) il governatore/consigliere/assessore glie’avrebbe pagato di tasca sua? Avrebbe messo mano, senza dolersi e con fierezza, al suo portafoglio peraltro sempre da noi rifornito, per soddisfare la voglia non stornabile, non contabilizzabile, non convertibile in prestazione, della sua signora? Se sì, parlino, lor signori, salvino l’onore sempre più raro di un gesto di disinteressata cortesia.
A lenire la mestizia è la speranza che le beneficiate (ripetiamo: liberissime di soccombere o tessere ricatti col sesso) non sapessero nulla del nostro contributo alle loro modeste cene eleganti. Sarebbe ben bizzarro che prima di accettare un invito una signora domandasse al suo valente cavaliere se il dono sia pagato coi soldi effettivamente prelevati dalle tasche del suddetto; se avendo a che fare con un uomo investito di un qualche potere, sia pure il potere di consigliere regionale o controllore dei conti del Comune o rifornitore della carta igienica nei bagni del Tribunale o guardiano delle pecore del padre del Sindaco, una donna si sentisse a un certo punto in dovere di informarsi se la cenetta a base di pesce in quel ristorante sul mare di Teramo la stia pagando lui-lui coi frutti del suo duro lavoro, o se, in definitiva, se la sia pagando da sola. Ma meglio bizzarre che sceme e ladre: e d’ora in poi sarà il caso di farlo.