
Un piccolo trafiletto, di neanche venti righe. Tanto dedica “Il Fatto quotidiano” di oggi al nuovo “corso” del sindaco Massimo Cialente e alla notizia della nomina a vice sindaco del magistrato in pensione Nicola Trifuoggi.
“A Grande richiesta”, dice un sarcastico occhiello e poi annuncia nel titoletto: “Cialente, l’esperto in dimissioni ritirate”.
“Nel Paese in cui non vuole mai dimettersi nessuno- scrive oggi Marcello Longo- Massimo Cialente merita un premio per l’impegno. Il sindaco de L’Aquila ci prova, si attiva, convoca i giornalisti, annuncia che se ne va. Ma poi non resiste al misterioso sentimento che lo riporta, presto, sulla poltrona di primo cittadino.”
“Ci aveva provato nel 2011- ricorda il Fatto- ma niente da fare. Ci ha riprovato ora, con l’aiuto di un’inchiesta sul malaffare che ha travolto la sua giunta. Dimissioni annunciate l’11 gennaio, firmate il 12, revocate il 22. Missione impossibile. Dice di tornare per la legalità e porta in giunta un magistrato in pensione, Nicola Trifuoggi,, ex procuratore capo de L’Aquila e di Pescara. Sarà vicesindaco. Cialente torna anche perché “gli è stato chiesto” dai cittadini “disorientati”. Ma torna, soprattutto, per restituire credibilità” alla sua L’Aquila. Proprio lui?”
Già ieri sera, un corrosivo video editoriale di Antonello Caporale- “Cialente, onesto incapace”- aveva chiarito che a quelli della redazione de “Il Fatto” non era andata proprio giù di essere stata trattati come zerbini da Massimo Cialente, che proprio alla loro testata aveva annunciato in anteprima le sue “irrevocabili dimissioni”. “Ce l’avete fatta a farmi dimettere”, aveva assicurato il sindaco dell’Aquila, appena due settimane fa, ai redattori del giornale diretto da Padellaro e Gomez.
Cialente pensava di trattarli come è abituato a trattare i giovani malpagati giornalisti della stampa locale, pronti a correre ad ogni suo schioccar di dita e a fare da cassa di risonanza alle sue contraddittorie dichiarazioni. Anche il “silenzio stampa” promesso da Cialente dopo le annunciate dimissioni, si è rivelato solo un modo per umiliare la professione giornalistica. Ma ieri mattina alle 12, i giovani e meno giovani – nonché meno giustificabili- colleghi sono comunque accorsi tutti per prendere nota, accendere i riflettori e reggere i microfoni a chi aveva già detto tutto, proprio grazie alle interviste e le indiscrezioni rilasciate dallo stesso Cialente e dal suo staff fino alla sera prima.
Pazienza. Ma se Cialente e Trifuoggi ci tengono veramente a riabilitare “l’immagine della città”, tengano presente che non si possono permettere di trattare la stampa, almeno quella nazionale, come il loro zerbino.