Il custode. Storia dell’alpino aquilano Mario Giacinti
di Alessio Ludovici | 04 Dicembre 2021 @ 06:00 | RACCONTANDO
L’AQUILA – Custode della memoria di tutti noi e di vicende personali di cui non ha mai voluto parlare. La figura di Mario Giacinti, sconosciuta o quasi in città, è stata ricordata dall’Archivio di Stato, di cui Giacinti fu dipendente per decenni, nell’evento “Il custode dell’Archivio di Stato dell’Aquila e valoroso alpino”.
Ai saluti, affidati alla direttrice dell’Archivio di Stato Sebastiana Ferrari, sono seguiti gli interventi del professor Raffaele Colapietra, che conosceva molto bene il protagonista di questa vicenda, di Pietro Piccirilli, tenente colonnello del Nono Reggimento e grande appassionato della nostra storia, e del presidente della sezione Ana Abruzzi Pietro D’Alfonso. A moderare l’incontro Alfonso De Amicis, ex collega di Giacinti e suo amico. Mario Giacinti nasce nel 1921 a Vallesindola nell’allora comune di Bagno che solo nel ’27 sarà accorpato alla Grande Aquila.
All’approcciarsi degli anni ’40 Mario Giacinti si ritrova impegnato, come tutta la sua generazione, nelle vicende belliche. Come alpino nel suo caso, dapprima sul fronte greco-albanese che è la grande avvisaglia della tragedia bellica italiana. Giacinti cerca di ritornare in patria e per farlo attraversa tutti i Balcani. Giunto a Gorizia il viaggio prende una piega ancora più drammatica. Nuova destinazione, il fronte russo. Sarà tra i pochi a tornare.
Per Mario, dopo la drammatica ritirata italiana dalla Russia, arrivano gli onori: medaglia di bronzo al valor militare, Croce al merito di guerra, Galloncino d’argento per la campagna di Russia del 1942. Il tributo pagato alla guerra però, a causa del congelamento, saranno parte degli arti inferiori e una vita con le protesi, molto diverse da quelle di oggi. Di queste vicende Mario farà rara menzione nel resto della sua vita, quasi alcuna. Solo dopo la sua morte, avvenuta nel 2013, gli amici e colleghi dell’archivio, De Amicis in testa, la ricostruiscono grazie a un minuzioso lavoro archivistico presso gli archivi militari.
Il lavoro archivistico, quello che dopo la guerra segna tutta la vita di Giacinti. Assunto come semplice custode presso l’Archivio di Stato dell’Aquila ne diventa una figura quasi leggendaria. Figura burbera all’apparenza ma sempre disponibile, dell’Archivio conosceva ogni meandro, ogni fondo, ogni segreto. A lui si affidavano tutti per trovare quello che cercavano. Anche a Giacinti quindi si deve la riorganizzazione post bellica dell’immenso archivio aquilano, uno dei più grandi del centro sud dopo Napoli e Palermo, a lui si deve un pezzo della nostra memoria storica. Mario Giacinti, custode.
- Il ricordo di Mario Giacinti
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