Il caso delle Soprintendenze abruzzesi, c’è un quarto del personale previsto
di Alessio Ludovici | 08 Aprile 2023 @ 05:36 | CULTURA
L’AQUILA – “L’80% del territorio abruzzese è vincolato e gestiamo due terremoti con procedure molto complesse”. L’architetto Cristina Collettini, per i casi della vita, guida attualmente entrambe le Soprintendenze abruzzesi per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio. Quella dell’Aquila e Teramo da settembre 2021, quella di Chieti Pescara da giugno 2022.
Sono le due nuove creature del processo di riforma, anche molto discusso, che ha interessato il sistema di tutela e valorizzazione dei beni culturali in Italia. La riforma Franceschini ha unificato le competenze tematiche e riorganizzato nel territorio le Soprintendenze uniche. A coordinare il lavoro delle diverse Soprintendenze e degli altri organi periferici – c’è anche quella archivistica e la Direzione regionale Musei che si occupa della valorizzazione dei beni – ci pensa il Segretariato regionale del Mibac.
La soprintendenza aquilana, causa terremoto, è stata paradossalmente la prima “olistica”, terreno di sperimentazione della futura riforma Franceschini, e l’ultima a nascere ufficialmente.
Lunga e prestigiosa esperienza tra Lazio e Toscana e ora in Abruzzo all’architetto Collettini piace stare nei cantieri, girare il territorio e anche stare tra la gente e raccoglierne le impressioni. All’Aquila, dicevamo, è arrivata nel 2021. “La cosa più difficile è stato intanto acquisire alle nostre competenze tutti quei comuni delle provincie dell’Aquila e di Teramo che non facevano parte del cratere sismico. Devo dire che chi mi ha preceduto sia qui che a Chieti-Pescara, l’architetto Vittorini e la dottoressa Mencarelli, avevano fatto un ottimo lavoro di transizione”.
Il futuro. “Quella che mi piacerebbe dare è un’immagine di Soprintendenza a sostegno del cittadino e collaborativa con le istituzioni. La mia azione è volta in questa direzione”. Sciogliere tanti nodi a monte ed evitare il rimpallo di osservazioni e controdeduzioni che spesso ingeneravano anche grandi conflitti: “Vogliamo il massimo dialogo con i comuni e le grandi istituzioni del territorio, i progetti sono concertati a monte e verificati insieme e quindi autorizzati in tempi più snelli”.
L’esperienza aquilana ha già prodotto buoni risultati. Nel cratere 2016 si è creato un modello base per le istanze che è diventato già un riferimento per molte regioni. Le Pubbliche amministrazioni hanno trovato un documento snello per dialogare con la Soprintendenza, i tecnici sanno quali informazioni servono a chi tutela il paesaggio per capire meglio un progetto.
Le criticità: il personale
Le criticità sono tantissime, la dirigente in primis scherza la Collettini, che gira come una trottola su tutto l’Abruzzo dovendo guidare entrambe le articolazioni territoriali abruzzesi. E poi il resto del personale, un vero buco, incredibile considerati i contesti delle ricostruzioni: “Le cose funzionerebbero molto meglio se avessimo tutto il personale. L’organico è praticamente un quarto di quello che dovrebbero avere in entrambe le soprintendenze”. Un dato emblematico.
“Nonostante la carenza di personale siamo riusciti a centrare gli obiettivi dei nostri piani ma a condizioni di notevoli condizioni di stress e orari massacranti per il personale”. Anche perché c’è da gestire il ginepraio di presidi sul territorio con tante sedi dislocate in cui va garantito il numero minimo di persone per l’apertura: “Non è facile l’organizzazione del personale in queste condizioni”.
Le criticità: Pnrr e superbonus
In più c’è il Pnrr da mettere a terra: “Alla maggiorparte dei progetti serve il nostro parere e serve in tempi celeri perché si rischia di perdere i finanziamenti”. Qualche rallentamento lo stanno subendo i procedimenti privati: “Non riusciamo ad essere tempestivi come vorremmo ma anche sismabonus ed ecobonus, ad esempio, hanno delle tempistiche e dobbiamo dare delle risposte”.
Le criticità: l’immagine delle Soprintendenze
Vecchio discorso, del resto le Soprintendenze presidiano il territorio da più di un secolo e fino a pochi decenni fa erano arroccate dietro un potere immenso e indiscusso. Oggi rendono conto del loro operato come qualsiasi pubblica amministrazione ma spesso vengono ancora visti come gli uffici del no. Eppure svolgono un ruolo fondamentale, di rilevanza costituzionale: “Forse dipende anche da noi se veniamo visti come una realtà astratta e lontana dal cittadino”.
Le Soprintendenze svolgono un ruolo fondamentale di tutela adel territorio, con il rilascio di autorizzazioni e i pareri endoprocedimentali a sostegno della tutela paesaggistica. A volte, per il cittadino, è difficile capire certe decisioni, certi no a una determinata autorizzazione: “C’è un’analisi di contesto di vasta scala che fanno i funzionari. L’esempio emblematico è il fotovoltaico, noi siamo molto morbidi ma chiediamo certe accortezze. Ad esempio, se il fotovoltaico sta in zuna ona nascosta di una montagna non abbiamo motivi per dire di no, ma se si vuole metterlo in una posizione in cui va in competizione con un contesto paesaggistico meraviglioso dobbiamo fare le nostre osservazioni”.
Non basta dire voglio fare questo, bisogna farlo bene: “Se un progetto è di qualità in Soprintendenza non si ferma”