di Antonio Gasbarrini – Rubrichetta epigrammatica in itinere di photoschok “fresche fresche” da me scattate nel Centro Storico dell’Aquila terremotata.
Ieri, dolorosa giornata dedicata al culto dei morti, sono andato a dare una carezza alla mia cara, carissima città estinta: la fu L’Aquila. Sullo sfondo della piazzetta incastonata tra la Chiesa dei Gesuiti e il Palazzo Margherita d’Austria (sede municipale), fa bella mostra di sé il restaurato Palazzetto dei Nobili, destinato alle iniziative legate all’aggregazione civica. Tutto bene per la promessa e mai mantenuta resurrezione della città morta? La saggezza popolare ha decretato che una rondine non fa primavera. A darle ragione, sono le disordinate cataste di macerie preziose (pietre scalpellinate, mattoni e coppi d’epoca) lasciate sin dalll’aprile del 2009, ad una manciata di metri, alle mercè d’ogni ladro.
Perché, quelle preziose reliquie della memoria civica non sono state inventariate, classificate, fotografate, quindi protette? Di chi questa imperdonabile, gravissima responsabilità. se non delle sciatte, neglette, imbelli, parolaie e demagogiche istituzioni (con la i minuscola)?