
Multe e bollette telefoniche, onorari di avvocati e macchine da ufficio. E poi spese per giornali, fotocopie, carburante. Sono decine e decine le fatture consegnate dalla segretaria di Luigi Lusi ai magistrati romani. I documenti contabili che Francesca Fiore ha portato in Procura quattro giorni fa, quando è stata convocata per essere interrogata, ricostruiscono le «uscite» in favore dei leader della Margherita anche dopo lo scioglimento e il passaggio degli esponenti in altre formazioni. Ma non tutte le «voci» appaiono giustificate come costi della politica, almeno ad una prima lettura. Dunque è su questo che si dovranno adesso concentrare le verifiche della Guardia di Finanza. Anche perché risulta che tra il 2009 e gli inizi del 2012 sono centinaia i milioni di euro prelevati dalle casse di «Democrazia e Libertà» e bisognerà stabilire se davvero – come ribadiscono in un comunicato deputati e senatori inseriti nell’elenco adesso allegato agli atti dell’inchiesta – «è intollerabile confondere l’arricchimento privato di Lusi con l’uso legittimo di risorse».
La decisione di ascoltare come testimone l’assistente del tesoriere, accusato di associazione per delinquere e appropriazione indebita per aver sottratto almeno 25 milioni di euro, era stata presa dai pubblici ministeri dopo le dichiarazioni di Lusi di fronte alla giunta del Senato che deve pronunciarsi sull’ordine di arresto nei suoi confronti. «Pagavo i conti di tutti» aveva affermato il senatore e davanti al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al sostituto Stefano Pesci, la segretaria prima ha confermato questa versione, poi ha depositato la chiavetta Usb con l’elenco delle spese.
I fogli sono divisi per nome e per anno. La spesa più frequente riguarda le bollette telefoniche. Sono decine di migliaia gli euro rimborsati a Francesco Rutelli e ai parlamentari che facevano parte del suo entourage. Le annotazioni di Lusi riguardano gli ultimi tre anni, ma le «uscite» anomale relative a questo tipo di pagamenti si riferiscono soprattutto al 2012 quando a gennaio vengono infatti annotate spese per un totale di 27mila euro soltanto per gli esponenti politici di questa corrente: quasi ottomila per Gianni Vernetti, parlamentare passato all’Api insieme all’ex presidente della Margherita e nella lista relativa alla stessa voce è inserito anche Luciano Nobili, altro fedelissimo di Rutelli. Ben 3.154 euro vengono annotati relativamente a Paolo Gentiloni per la stessa causale. A Rutelli è invece attribuita una spesa «rimborsi edicola», decine di migliaia di euro nel 2010 e 4.000 per l’acquisto di una fotocopiatrice, oltre a 63mila euro alla voce «informatica».
Nella scheda relativa a Giuseppe Fioroni ci sono 11mila euro erogati per il pagamento di multe. Lui però nega che possa trattarsi di contravvenzioni prese con la propria autovettura, «anche perché – precisa – io faccio oltre 150mila chilometri ogni anno per attività politiche e la Margherita, mettendomi a disposizione l’auto, ha contribuito a questa attività fatta per conto del Pd. Tant’è che gli ausiliari di pubblica sicurezza che mi accompagnano sono dipendenti del Partito Democratico».
Verifiche dovranno essere fatte anche su alcuni rimborsi erogati a Dario Franceschini nel 2010 e relativi al pagamento di due avvocati. Gli investigatori dovranno stabilire se si sia trattato di una controversia privata o se invece i legali siano stati ingaggiati per conto del partito.
Altre spese da controllare riguardano alcune fatture relative al 2009. A che cosa sono serviti i 48.300 euro pagati in tre volte alla ditta «F.lli Chiesa» che si occupa di rifacimento del manto stradale? E che cosa hanno affidato nel 2010 all’azienda «Cianfrocca» specializzata in traslochi che ha ricevuto due volte 24mila euro e una volta ben 87mila e 300 euro? A questi interrogativi dovranno rispondere i finanzieri, ma anche gli analisti della Banca d’Italia che stanno esaminando per conto dei magistrati tutte le spese saldate con assegni e bonifici. Una situazione che sta mettendo in grave fibrillazione gli ex appartenenti al partito, tanto che l’onorevole Luciano Neri torna a chiedere «la convocazione immediata dell’assemblea». «La riunione è già stata fissata e servirà proprio a ribadire che non c’è alcuna responsabilità dei responsabili del partito», affermano gli avvocati Titta Madia e Alessandro Diddi per conto della Margherita. E sulla questione interviene anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani secondo il quale «è necessario approvare al più presto la nuova legge sui rimborsi elettorali, però non si può disperdere una fondamentale distinzione: un conto è avere utilizzato risorse per l’attività politica, tutt’altro conto è averle distorte a fini personali. Mettere tutto nel mucchio, come da qualche parte si sta facendo, è veramente ingiusto e inaccettabile».
di Fiorenza Sarzanini, Corriere.it