I ruggenti settanta, 50 anni fa i prodromi del Prg dell’Aquila
di Alessio Ludovici | 10 Settembre 2021 @ 06:00 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Sarà approvato nel 1975 il Prg aquilano. Approvazione che arriva al termine di un quadriennio di intensa attività pianificatoria e in una fase di decisivi cambiamenti politici, economici e sociali della città. Il 1971, ricordato nelle cronache cittadine soprattutto per i moti sul capoluogo della neonata, nel 1970, regione Abruzzo, è anche l’anno in cui il Nucleo di Sviluppo Industriale decide di dotarsi del Piano Regolatore Territoriale, una svolta. E’ appena tramontata l’era Piccinato il cui piano regolatore viene bocciato, sempre nel 1971, ma la necessità e la voglia di immaginarsi la città nuova sono immutate. L’Aquila dopo decenni di stasi è travolta da un’insolita fase di sviluppo economico. Il Cipe, siamo sempre nel 1971, approva un piano da 17 miliardi di lire per un ulteriore e decisivo ampliamento della Sit-Siemens, l’industria che già sul finire degli anni ’60 stava stravolgendo il tradizionale mondo del lavoro aquilano e anche quello politico grazie alle emergenti soggettività operaie. Sul finire degli anni ’70 saranno quasi 5mila gli addetti, soprattutto donne. E’ per l’epoca, prima del declino dell’elettronica italiana, una rivoluzione sociale e demografica per la piccola città borghese e istituzionale. C’è però bisogno di infrastrutture e abitazioni, di scuole, di diritti e di strumenti urbanistici anche se non mancheranno le opere fuori piano, come l’ospedale la cui prima pietra arriverà nel 1972.
Tra il 1971 e il 1975, anno di adozione del vigente Prg, arrivano uno dopo l’altro un Documento Preliminare, il Programma di Fabbricazione del 1972 che salvaguarda finalmente il centro storico da ulteriori sventramenti rompendo schemi consolidati della classe dirigente di primo novecento, e il programma PEEP nel 1973. A cavallo degli anni ’70 arrivano anche la facoltà di Ingegneria e il suo corso di laurea in elettronica (la statizzazione dell’ateneo è del 1982). Arrivano i cantieri dell’autostrada e del traforo, e poi quello dei Laboratori. E’ una grande fase di crescita per la città e i suoi abitanti. Una coda che si trascina per inerzia fino al nuovo millennio seppur tra cocenti sconfitte, come quella del nucleo industriale che resta agli annali come l’unico vero elemento di sviluppo economico e democratico della città nel ‘900. L’Aquila arriva al nuovo millennio con il fiato cortissimo. Lo spauracchio del declino è accantonato momentaneamente solo grazie al boom delle iscrizioni all’Università degli Studi dell’Aquila prima e alla ricostruzione post-sisma poi. Ma il Prg, le infrastrutture, le linee di sviluppo della città sono tuttora quelle. Tutto quello che siamo stati, le persone che abbiamo conosciuto o con cui siamo cresciuti, le scuole in cui siamo andati, le case e i quartieri in cui abbiamo abitato, sono figli di quella stagione. Oggi si punta molto sul turismo con prospettive occupazionali e progettualità che andrebbero ancora approfondite e chiarite. Del domani, invece, si sa poco