I Ginzburg e il legame indissolubile con Pizzoli
di Michela Santoro | 30 Settembre 2023 @ 05:00 | RACCONTANDO
L’AQUILA – Proseguirà oggi, a Pizzoli, il Convengo ‘L’internamento nell’Italia fascista: Leone e Natalia Ginzburg a Pizzoli, 1940-1943’, organizzato dall’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, un organismo indipendente istituito dalla Regione e dal Comune di Pizzoli, e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio Regionale d’Abruzzo, dalla Giunta regionale, con il supporto dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri di Milano, il Centro Studi Sallustiani, la Biblioteca Ginzburg e l’Associazione Il Sentiero della Libertà.
Due giornate di incontri per ripercorre il periodo di confino, dal 1940 al 1943, a causa delle leggi razziali fasciste, della scrittrice Natalia Ginzburg, del marito Leone e dei loro due figli.
L’intervento di Gianni Anastasio, sindaco di Pizzoli, nel corso del primo giorno di convegno
“Pizzoli ha sempre ha avuto un rapporto molto profondo con la famiglia Ginzburg – ha dichiarato Gianni Anastasio, sindaco di Pizzoli – nonostante i soli tre anni della famiglia in paese. Natalia è venuta più volte con Carlo e Alessandra.
La biblioteca negli anni è cresciuta e un settore è interamente dedicato a Natalia grazie alla donazione della famiglia Ginzburg.
Grazie alla loro presenza a Pizzoli – ha proseguito Anastasio – è cresciuta nell’animo della gente anche l’idea antifascista e gli insegnamenti di Leone, hanno influenzato anche idee dei nostri cittadini. È dagli anni ’70 che, ininterrottamente, Pizzoli è rimasta legata a quegli ideali”.
La testimonianza di Carlo Ginzburg
“Mio padre Leone ottenne la cittadinanza italiana nel 1932; il suo impegno nella cospirazione antifascista, come mi fece notare Vittorio Foa cominciò allora.
La perdita della cittadinanza italiana in seguito alle leggi razziste del 1938 è stata per la famiglia Ginzburg una ferita dolorosa.
Il confinamento a Pizzoli
Nel 1940 quando l’Italia fascista entra in guerra a fianco della Germania nazista mio padre venne confinato a Pizzoli come internato civile di guerra; pochi mesi dopo venne raggiunto da mia madre con due bambini di cui chi parla è nato nell’aprile del 1939.
Mio fratello Andrea è nato nell’aprile del 1940; mia sorella Alessandra che parlerà domani ( oggi, ndr.) è nata a L’Aquila.
Io ho passato la mia prima infanzia a Pizzoli, un periodo che mi ha segnato per sempre. I pochi ricordi di mio padre risalgono quasi tutti agli anni passati a Pizzoli; quelli legati al periodo successivo passato a Roma prima del suo arresto sono, in confronto più sbiaditi.
Ricordo le giornate passate a casa giocando con mio fratello vicino a una stufa mentre mio padre e mia madre lavoravano seduti attorno a un tavolo.
Ricordo l’arrivo dall’aquila di mia sorella Alessandra appena nata; ricordo un prato dove andavamo a giocare che chiamavamo il prato del ‘Cavallo Morto’. Tra i bambini con cui giocavamo c’era Giuliano Sciocchetti.
Si aggiunge tra i ricordi, avvolto da un alone angoscioso, quello dell’arrivo dei soldati tedeschi dopo l’8 settembre, intravisti da una finestra socchiusa.
La partenza da Pizzoli e Vittorio Giorgi
Il ricordo della nostra partenza da Pizzoli sono i camion dei soldati tedeschi per raggiungere mio padre che dopo il 25 luglio si era trasferito a Roma per riprendere la sua attività politica proseguita dopo l’8 settembre come direttore delle ‘Edizioni clandestine’ dell’Italia libera, giornale del partito d’azione per molti anni.
Quel ricordo è legato per me a un senso di tristezza; una tristezza in cui si sovrapponevano il sentimento di allora di lasciare il paese in cui ero vissuto e il sentimento legato alla tragedia che seguì.
La nostra partenza fu il frutto del gesto eroico di Vittorio Giorgi che, a rischio della propria vita, aveva chiesto ai soldati tedeschi di portarci a Roma nascondendo la nostra identità di confinati ebrei.
Come sanno tutti coloro che l’hanno conosciuto, era una persona assolutamente straordinaria. Ho cercato spesso di immaginare le conversazioni tra Vittorio, l’operaio comunista, e il professore, mio padre.
L’incontro con Crocetta
Chi legge ‘Inverno in Abruzzo’ ( romanzo di Naltalia Ginzburg, ndr.) può capire come chi vi parla possa avere assorbito da Crocetta la ragazza quattordicenne che aiutava mia madre nei lavori di casa e si prendeva cura di me di mio fratello, una cultura contadina impregnata di elementi magici.
Moltissimi anni dopo, durante una visita Pizzoli, incontrai Crocetta. Fu un incontro molto commovente.
Nel corso della prima giornata di lavori, moderata da Carlo Fonzi, Presidente dell’ Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, oggi, sabato 30 settembre, dalle 9.30 alle 13, nel Palazzo Crostarosa di Pizzoli ci terrà la seconda giornata d’incontri che verrà introdotta dal sindaco di Pizzoli, Giovannino Anastasio, e a seguire vedrà la testimonianza di Alessandra Ginzburg.