Hate speech, report finale per la repressione dell’odio online

di Cristina D'Armi | 14 Febbraio 2021 @ 17:20 | ATTUALITA'
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L’AUQILA – Report finale per la repressione dell’odio online. L’odio, così come l’amore, è un sentimento, e gli esseri umani sono liberi di provare sentimenti.

L’odio, quale desiderio del male altrui, può assumere diversa rilevanza a seconda delle situazioni storiche

Nell’epoca del digitale, soprattutto nell’ultimo anno in cui l’utilizzo della tecnologia è aumentato a dismisura, questo forte sentimento di avversione per cui si desidera il male altrui è stato amplificato a dismisura. Per l’Unesco l’odio online è un esempio di come Internet offra opportunità ma anche sfide difficili per quanto riguarda la libertà di espressione e la dignità umana.

Report finale per la repressione dell’odio online

A questo proposito, la  Ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, ha istituito con decreto un team costituito da rappresentanti della pubblica amministrazione e da esperti che, dopo un attento lavoro, ha prodotto un report in cui si evidenzia come il concetto di odio riguardi esperienze soggettive non standardizzabili. Le analisi si basano su indagini a livello nazionale ed internazionale.

La disinformazione, la manipolazione dei sentimenti e l’amplificazione dei messaggi di odio, hanno ristretto lo spazio del discorso pubblico. Per questo motivo, come dimostra il Digital Services Act recentemente proposto dalla Commissione Europea, i legislatori si impegnano a definire una strategia per reprimere questi atteggiamenti. L’obiettivo è favorire un dibattito informato e rispettoso. Le regole pensate per proteggere la democrazia dagli estremismi, possono però essere a loro volta distorte per inibire la libertà di espressione

Finora, per i ricercatori, è mancata un’azione comune e concordata tra i Paesi europei

Non c’è un accordo sulla definizione di “hate speech” né tanto meno sul coordinamento e sulle modalità di contenimento del fenomeno nella previsione di tempi certi di cancellazione dei messaggi. Manca anche il ruolo di garanzia della magistratura nella gestione della rimozione dei contenuti quando impatta sulla libertà di espressione.

Quando dal desiderio del male altrui si passa all’azione, subentrano le responsabilità

Secondo il report elaborato dal team, l’attività più profonda che si possa progettare per ottenere risultati nel lungo periodo è quella che incide sulla cultura, a livello di formazione, informazione e comunicazione. Si dovrebbero creare centri di ascolto e percorsi assistiti sia per i responsabili delle condotte lesive che per le vittime. Sul campo penale, potrebbero esser previste forme di definizione del processo con percorsi di recupero ed educativi. Consigliabili anche forme di messa alla prova con condotte riparatorie in grado di estinguere il reato.

L’Italia è ultima in classifica sulla cultura digitale

Per questo motivo, il progetto di un grande programma educativo per la consapevolezza digitale può rivelarsi strategico. La conoscenza dei pregi e dei limiti delle tecnologie comporta comportamenti  più consapevoli e responsabili nell’uso quotidiano degli strumenti digitali.  Scuola, famiglia, aziende e media, devono essere le strutture prioritariamente coinvolte.

 


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