Gssi, il cambiamento climatico analizzato da ricercatori ed esperti
Al Gran Sasso Science institute ieri la presentazione del rapporto 'Gli effetti del cambiamento climatico sull’economia italiana': conseguenze pervasive su tutti gli aspetti socio-economici, dal turismo invernale, alla produzione agricola, sino alla performance degli studenti
di Marianna Gianforte | 01 Dicembre 2022 @ 06:09 | AMBIENTE
L’AQUILA – Che legame c’è tra cambiamento climatico e tessuto produttivo? E con la società tutta? E come veicolare un nuovo modo di vivere, di concepire la nostra presenza nel mondo e sul pianeta Terra e, dunque, come modificare l’approccio al consumo dei beni, delle ricchezze che lo rendono così unico e fragile? Se è parlato ieri nel corso di un workshop nella sala conferenze del Gran Sasso science institute. Tanti gli esperti sui vari livelli che si sono confrontati davanti a una platea di giovani ricercatori. Il problema del cambiamento climatico va affrontato a partire dall’ambito accademico, che, è stato detto in chiusura di dibattito, è ancora molto indietro in Italia, attanagliato da eccessiva rigidità. Passare da una ricostruzione diversa per ogni sisma e ogni evento naturale che stravolge il territorio, è stato detto in introduzione dei lavori: l’auspicio è far diventare la ricostruzione “ordinaria”.
Il cambiamento climatico sta avendo e avrà effetti su tutta la società e il tessuto produttivo: è quanto emerso durante la presentazione del rapporto ‘Gli effetti del cambiamento climatico sull’economia italiana. Un progetto di ricerca della Banca d’Italia’, un appuntamento organizzato dal Gssi e dalla Banca d’Italia con il patrocinio della Rete universitaria per lo sviluppo sostenibile (Rus).
Dopo i saluti della rettrice Paola Inverardi e della direttrice dell’area di ‘Social sciences del Gssi, Alessandra Faggian, si è entrati nel vivo dei lavori. Alessandro Palma e Marco Modica del Gssi hanno introdotto i lavori; successivamente il capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone è entrato nel merito degli effetti del cambiamento climatico sull’economia italiana, con un breve resoconto. Di cambiamento climatico e turismo invernale sulle Alpi ha parlato Gioia Mariani della Banca d’Italia, seguita da Alessandra Pasquini che ha affrontato la questione importante della semplificazione autorizzativa e della diffusione delle rinnovabili in Italia. Un workshop attuale, che arriva a pochi giorni dalla tragedia e dallo sconvolgimento della frana che ha travolto Ischia. Lo si è dedotto in modo particolare con l’approfondimento curato da Francesco David, sempre della Banca d’Italia, con la relazione su ‘Territori fragili, imprese deboli’.
Tanti i punti toccati anche nella tavola rotonda conclusiva: dalla costante riduzione dei centimetri di neve (che andranno a influire sul turismo invernale) sino all’agricoltura, settore nel quale l’aumento della siccità e degli eventi estremi porteranno ad effetti negativi su colture come il mais e il grano duro. Non solo: anche i risultati sulla minore resilienza delle imprese presenti in territori ad alto rischio idrogeologico e sugli studenti, la cui performance scolastica cala sensibilmente quando fa troppo caldo. Un problema non solo di questi ultimi, ma di molte più persone, tra cui chi lavora all’aperto, quindi maggiormente esposto alle ondate di calore sempre più frequenti. Sono soltanto alcune delle conseguenze evidenziate dal rapporto, curato da Matteo Alpino, Luca Citino, Guido de Blasio e Federica Zeni, con la collaborazione esterna del ricercatore Palma dell’area di Social Sciences del Gssi, presentato da Fabrizio Balassone, Gioia Mariani e Alessandra Pasquini della Banca d’Italia.
“Si tratta di un lavoro importantissimo, il primo di questo genere in Italia – ha spiegato Palma –: è un progetto che affronta in maniera sistematica e robusta gli effetti del cambiamento climatico nel nostro Paese in ambito socioeconomico. Sono stati utilizzati molti dati amministrativi, analizzati con metodi controfattuali: lo studio quindi fornisce una stima causale e non una semplice correlazione. In pratica viene misurato con precisione come e quanto le diverse manifestazioni del climate change influiscono in specifici ambiti e questo diventa ora uno strumento utilissimo per i decisori pubblici. Inoltre, questo progetto rappresenta il risultato di una proficua collaborazione tra università ed altre istituzioni pubbliche, di cui in Italia vi è grande bisogno”.
Tra i tanti aspetti trattati dal rapporto c’è anche quello dei territori, sempre più esposti a disastri naturali come alluvioni, frane, o incendi. “Il cambiamento climatico e la successione di shock socio-economici attuali stanno accentuando maggiormente le criticità di territori più vulnerabili e con scarsa capacità di far fronte, anche economicamente, al costo di continue catastrofi -ha aggiunto Modica, che è professore al Gssi e componente del comitato direttivo Redi -. Il Gssi, a tal proposito, porta avanti lo studio di questi fenomeni anche grazie al consorzio Redi (Reducing Risk of natural DIstasers), un centro di ricerca che coinvolge diversi istituti nazionali e che intende aumentare la preparazione, la risposta e la velocità di recupero dalle catastrofi della comunità”. “Gli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti quotidianamente con tutta la loro drammaticità. Li abbiamo sottovalutati troppo a lungo, ne abbiamo parlato come di un problema futuro, ma sono un problema presente, qui e ora, ed è nostro dovere parlarne e cogliere ogni opportunità per dare il nostro contributo”, ha concluso Faggian.