L’AQUILA – Disturbi del sonno, ansia, umore depresso, conflittualità nelle relazioni, comportamenti potenzialmente dannosi come abbuffate e iperconnessione da smartphone.
Sono tra i sintomi maggiormente riscontrati, in questi mesi di lockdown, “nei pazienti clinici e nella popolazione in generale” dalla psicoterapeuta aquilana specializzata in adolescenza ed età giovanile Valentina Mellone che, reduce da un ciclo di webinar gratuiti organizzato nel periodo di quarantena in collaborazione con diverse associazioni del territorio del Lazio e dell’Abruzzo, prova ora con L’Aquila Blog a fare un bilancio dei potenziali effetti della pandemia sulle persone trattate e non solo.
Messo a punto proprio al fine di promuovere il benessere psico-fisico di utenti di diversa età e provenienza, tra cui studenti e insegnanti di diverse scuole dell’aquilano e della capitale, il ciclo di webinar si è in particolare concluso nei giorni scorsi e, come spiega la stessa psicoterapeuta, ha permesso di affrontare “tematiche di rilievo psicologico e sociale, come i rischi dell’iperconnessione, i disturbi del sonno, il ruolo dell’autostima nelle relazioni di coppia e la diffusione del cyberbullismo tra i giovani, anche grazie alla partecipazione di una rete di professionisti composta da psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantili ed esperti in giurisprudenza”.
“Iniziative di questo tipo – afferma -, nascono con l’obiettivo di promuovere il benessere psicofisico delle persone e di incentivare la diffusione di una cultura psicologica attenta ai dati della ricerca scientifica e alle sensibilità degli utenti, favorendo l’incontro e lo scambio diretto tra partecipanti e professionisti della salute mentale”.
Dall’indagine nazionale effettuata dall’Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale dell’Ordine Psicologi (Cnop) è infatti emerso che l’emergenza Covid19 ha avuto un impatto negativo sulla salute psicologica di 7 italiani su 10, andando così ad alimentare diverse forme di malessere psichico di cui ancora è difficile valutare la portata.
“Non è facile dare una risposta univoca rispetto agli effetti della quarantena sulla salute psicologica delle persone, sia perché stiamo ancora osservando gli effetti del lockdown – aggiunge la psicoterapeuta -, sia perché ci sono molti fattori di specificità a differenziare un caso dall’altro, come il contesto socio-economico, la dimensione relazionale, la percezione dei rischi per la salute, l’età, le caratteristiche di personalità”.
Molti adolescenti con difficoltà di socializzazione, per esempio, “si sono sentiti relativamente tranquilli per tutto il periodo del lockdown, come se si fossero sentiti protetti nel dover restare a casa e ridurre al minimo i rapporti, mentre adesso sono nuovamente chiamati a superare le proprie difficoltà. Altri ragazzi invece hanno sofferto molto l’isolamento dai coetanei e la convivenza forzata 24 ore su 24 con le famiglie, soprattutto se conflittuali, e sembrano effettivamente mostrare un peggioramento delle loro condizioni psicologiche”.
“È importante ricordare l’impatto che ha avuto sui ragazzi lo stravolgimento dei ritmi quotidiani in questi ultimi mesi – prosegue -. Basti solo pensare alla chiusura della scuola, alle criticità delle lezioni online, al distanziamento sociale che acquisisce un valore davvero particolare per questa fascia di età. Molti adolescenti hanno assunto in questi mesi abitudini potenzialmente dannose, come quella di restare svegli tutta la notte per comunicare con i propri amici o la tendenza a passare molte ore della giornata sul web, con il rischio di sviluppare una vera e propria dipendenza”.
Gli effetti negativi della pandemia sono stati però riscontrati anche nei giovani adulti, “in particolar modo per la fascia di età compresa tra 18 e 29 anni, come evidenziato anche da una ricerca comparativa svolta in collaborazione tra l’unità di Medicina Tropicale dell’Università di Oxford e curata in Italia dal Dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova, secondo la quale l’85 per cento dei giovani riporta ansia, noia e depressione”.
“Molti giovani si sono ritrovati senza lavoro, oppure hanno subito un rallentamento nel loro percorso formativo, altri hanno dovuto affrontare la separazione dal partner – prosegue la dottoressa Mellone -. Anche in questi casi sono inevitabilmente aumentati i segnali di malessere psicologico”.
Per tutti questi motivi, secondo la psicoterapeuta rimane fondamentale, anche in questa fase, “la capillarizzazione e il potenziamento dei servizi psicologici per offrire un tipo di assistenza competente e diversificata a seconda degli utenti, come segnalato in queste settimane al tavolo tecnico tra Ministero e Stati dagli organi di rappresentanza della professione psicologica”.
“Servizi professionali che – conclude la psicoterapeuta– si rendono necessari affinché segnali di rischio come un malessere transitorio oppure dei comportamenti potenzialmente dannosi, non si trasformino in un vero e proprio disturbo psicologico, con i conseguenti costi umani, sociali ed economici”.