La Federazione nazionale della stampa interviene a gamba tesa contro la Fieg sull’equo compenso. In una conferenza stampa alla Camera promossa dal presidente della Commissione lavoro, l’onorevole Silvano Moffa, insieme con i deputati Enzo Carra (relatore del provvedimento), Giuseppe Giulietti, Giampiero Cannella e il senatore Vincenzo Vita, il sindacato unitario dei giornalisti ha sollecitato lo sblocco del progetto di legge che garantirebbe un compenso minimo per il lavoro giornalistico.
Una legge che sembrava di facile e veloce approvazione e che, invece, sta trovando non poche difficoltà. “È inquietante – hanno detto Franco Siddi e Roberto Natale – che interferenze diverse, e specialmente della Fieg, stiano bloccando in Senato, con il contraddittorio e inaccettabile comportamento del Governo, la proposta di legge sull’equo compenso del lavoro giornalistico, già approvata ad unanimità in sede legislativa alla Camera. E se nella Fieg prevarranno ideologici accanimenti perfino contro la volontaria iscrizione dei freelance alla previdenza complementare, le conseguenze e le sanzioni saranno inevitabili”. Siddi e Natale hanno ribadito quanto sia urgente assicurare ai giornalisti freelance e precari, troppo spesso costretti a contratti individuali capestro e compensi da fame , garanzie di lavoro decoroso secondo criteri di giustizia retributiva, condizione di liberazione anche da pressioni ingiuste e paure. Il 62% dei 27mila giornalisti freelance percepisce oggi meno di 5mila euro l’anno, anche a causa di una scellerata politica degli editori che alimentano illusioni di un accesso regolare alla professione poi puntualmente negato.
“Così – hanno spiegato il segretario e il presidente della Fnsi – non si può andare avanti. Il governo non può andare a Bruxelles e piazzare una presunta politica di lotta al precariato e per il lavoro ai giovani e poi tornare in Italia e fare esattamente il contrario, frapponendosi anche alla libera e unitaria iniziativa parlamentare per l’equo compenso ai giornalisti freelance. La responsabilità della Fieg non è meno grave e sta rischiando di far naufragare fondamentali rapporti sociali, indispensabili per la gestione delle trasformazioni e delle criticità in corso. Avere rapporti trasparenti e fondati sull’equo compenso per i freelance dovrebbe essere un valore anche per le imprese editoriali e per la correttezza della stessa libera concorrenza. Ampi settori della Fieg, invece, fanno una brutale opposizione ideologica a questa prospettiva e ora stanno addirittura tentando di impedire con ogni mezzo la facoltà degli stessi freelance di iscriversi al Fondo complementare e fare versamenti volontari per costruirsi un minimo di previdenza diretta. È una scelta scandalosa che, se portata avanti, non potrà che avere pesanti conseguenze su tutti i rapporti tra parti sociali. E la previdenza della categoria non sarà in alcun modo il bancomat di editori che vogliono comportarsi da sciacalli”.