di Germana D’Orazio – E’ partita la caccia al “traditore” che ha parlato dello sfruttamento del lavoro nell’emittente televisiva.
Come Don Abbondio, chiuso nel suo piccolo mondo di compromessi, che fa finta di leggere grandi libri d’autore senza capire una parola, ieri ci si interrogava in città sul fellone: Chi era costui? Colui il quale “si è permesso di parlare”…
Sì, avete letto bene: “si è permesso di parlare”. Sì, perché il fulcro del problema è stato spostato, deliberatamente, dallo sfruttamento lavorativo alla caccia del “traditore”.
In un’Italia dove il problema delle intercettazioni non è la gravità del contenuto, ma la violazione della privacy dell’intercettato, allo stesso modo il problema non è chi sfrutta, ma chi denuncia lo sfruttamento.
Vecchi e nuovi lavoratori sono stati sotto ‘osservazione’ per tutta la giornata di ieri. Messaggi intimidatori e auguranti varie sorti di sciagure sono comparsi sulle bacheche dei social network, dove la notizia ha rimbalzato come in un flipper totalizzando un bonus di 2501 visualizzazioni e 356 mi piace (nel momento in cui scriviamo).
D’altro canto però, nelle ore successive alla pubblicazione dell’articolo, sono arrivate numerose segnalazioni, testimonianza e messaggi di ringraziamento per aver denunciato la situazione.
Ma “chi era costui o costei?”
La verità è che sotto quella giacca gialla dell’immagine ci sono tutte le persone passate in quell’emittente fino al dicembre 2011 e che ci hanno raccontato la loro storia. Quella di “Francesca” è l’esperienza di tutte le persone che sono state usate dall’aguzzino vestito da benefattore. Dei protagonisti della vicenda, di chi non ha avuto il coraggio di parlare, di chi ha subito minacce e vessazioni.
Già in precedenza anche News-Town in Quarto potere e quarto stato aveva raccontato una storia analoga. E ieri anche Il Polipo, un sito di studenti del corso di laurea in Scienze dell’Investigazione dell’Aquila ha affrontato la questione in un pezzo dal titolo Giovani, giornalismo e volontariato.
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, è tornato a sottolineare (come già detto nell’articolo di ieri) che, “a tutela di chi ha subito quelle ingiustizie, ha applicato una procedura speciale, per la prima volta nella storia dell’Ordine d’Abruzzo, esercitando i poteri sostitutivi del direttore per consentire l’iscrizione di questi colleghi”.
A sostenere la necessità di non avere paura di denunciare chi sfrutta, è intervenuto anche il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino, il quale sostiene la causa di ‘Francesca’ e degli altri malcapitati, sulla scorta della sua battaglia nazionale contro gli editori sfruttatori. I cosiddetti “Ladri di sogni”.
Aspettando che gli organi ispettivi (Ispettorato del lavoro, Guardia di Finanza, Inpgi) intervengano per verificare le condizioni di lavoro di questa, come di altre redazioni non i regola, questa è la mail presso cui potete inviare le vostre segnalazioni: [email protected]