Frutta e verdura sempre più cari. Coldiretti: “Bolla speculativa”
di Marianna Gianforte | 03 Febbraio 2023 @ 05:30 | AMBIENTE
L’AQUILA – Arance, mele, clementine, kiwi, mandarini, finocchi, cime di rapa, cipolle, patate, cavolfiori, bietole, carote: queste e altre varietà di frutta e ortaggi a peso d’oro negli scaffali dei supermercati. Che siano le marche più note, italiane o internazionali, o che siano discount, da un anno e mezzo il costo dei prodotti dell’orto e dei frutteti sono inavvicinabili, raggiungendo e superando, per alcune tipologie, i 3 e i 4 euro al chilo. Prima la siccità o le gelate improvvise che stravolgono il ciclo di maturazione dei frutti; poi la pandemia additata come causa di tutti i mali del secolo. Adesso l’aggressione della Russa sull’Ucraina e le conseguenti sanzioni europee, che hanno comportati i rincari di gas e carburanti, facendo saltare le produzioni (e la filiera) nei Paesi coinvolti. Insomma, per una ragione o per l’altra, il carrello della spesa per i cittadini è sempre più caro e pesante.
In un contesto di generale aumento della povertà e difficoltà delle famiglie di arrivare a fine mese e letteralmente mettere un piatto in tavola per tutti, i rincari anche dei generi di prima necessità tagliano fuori dal mercato milioni di persone. Con un peggioramento anche della qualità dell’alimentazione e, di conseguenza, della salute. Un trend negativo, quello dei rincari dei prezzi di frutta e ortaggi, evidente anche nei supermercati dell’Aquila, discount compresi, con un contraccolpo anche sui livelli di consumi. Il report aggiornato a settembre dell’osservatorio di mercato di Cso Italy, il centro servizi ortofrutticoli italiano, che associa molte delle aziende italiane leader nella produzione e nella commercializzazione dell’ortofrutta nazionale, sui consumi di ortofrutta delle famiglie italiane, mette in luce un andamento al ribasso: nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, le famiglie hanno consumato circa 4,2 milioni di tonnellate di frutta e verdura contro gli oltre 4,5 dello stesso periodo del 2021, pari all’8% in meno. Stessa percentuale in valore assoluto, ma a segno invertito, +8%, quella che descrive l’aumento dei prezzi medi di acquisto. Da undici mesi consecutivi gli acquisti a volume sono inferiori allo stesso mese dell’anno precedente. Il consumo di frutta è in discesa del 7% rispetto allo stesso periodo del 2021.
E allungando il confronto il differenziale a cinque anni è del -14%. Andamento opposto per il prezzo: dopo un biennio di sostanziale stabilità, nel corso del 2022 l’importo unitario per la frutta è salito del 4%. “E’ in atto una speculazione”: non c’è alcun dubbio per Roberto Rampazzo, direttore Coldiretti Abruzzo: una speculazione “trasversale, che coinvolge anche i supermercati. Se le arance di Sicilia al produttore costano tra i 0,50 e i 0,70 centesimi al chilo, non è giustificato un rincaro che arriva a 2,80-3,50 nei supermercati e nei punti della grande distribuzione”, una situazione che se da un lato registra l’aumento dei prezzi al dettaglio, dall’altro i valori riconosciuti agli agricoltori spesso non coprono neppure i costi di produzione dei raccolti già falcidiati da grandine e siccità. “Nei mercati di campagna amica, invece – ricorda Rampazzo – i prezzi sono assolutamente più contenuti”. Per il direttore di Coldiretti Abruzzo “è assai probabile che alcuni supermercati facciano ‘cartello’; la grande distribuzione ha uno strapotere, ne ‘approfittano’. Adesso, come il ministro dell’Economia Giorgetti ha affermato, il prezzo del gas scenderà: ma noi siamo convinti che non succederà nulla sul fronte dei costi dei generi di prima necessità. Si è creata una ‘bolla speculativa’ che trae origine dall’arrivo del super bonus 110, a partire da quale ci sono stati i rincari per tutti. I nostri produttori – spiega Rampazzo – sono in crisi non a caso”, ed è per arginare la crisi e i costi che molti produttori “li vediamo riempire dei loro ortaggi e frutta i furgoncini e i mezzi e venire a venderli in altri luoghi, per la strada, in modo da poter mantenere i guadagni netti ed effettivi di ciò che vendono, senza la mediazione di un supermercato”.
Purtroppo, aggiunge Rampazzo, “è la legge del mercato”. E ricorda il caso dei produttori di frutta dell’Emilia Romagna, regione dove c’è una buona produzione di pesche, che nel corso dell’estate misero in atto una protesta singolare: “Molti colleghi della Coldiretti romagnola andarono nei supermercati vestiti di giallo verde, il colore dell’organizzazione, divulgando il reale prezzo alla produzione: 0,30-40 centesimi al chilo”. Insomma, un modo per sensibilizzare le persone ad acquistare, ad esempio, laddove è possibile, nei mercati a chilometro zero. Rampazzo fa un appello proprio alla grande distribuzione organizzata italiana a non speculare sulla qualità, a venire incontro alle famiglie abbassando i prezzi su alimenti di prima necessità. In contemporanea, però – sottolinea Rampazzo – anche i consumatori devono tentare di accorciare la filiera e contattare i produttori agricoli”.