Fase 2, epidemiologo: se tra 15 giorni dato consolidato riaperture con tranquillità
di Marco Signori | 08 Maggio 2020 @ 08:00 | ATTUALITA'
L’AQUILA – “Il modello di rischio dice che all’aumentare del numero dei contatti aumentano, potenzialmente, i rischi, è anche vero che abbiamo delle curve nazionali che in questo momento viaggiano nella direzione di una sostanziale decrescita del fenomeno, quindi da questo punto di vista la proiezione dei modelli statistico-matematici che abbiamo sui dati generali è tendenzialmente buona”.
Lo dice Marco Valenti, ordinario di metodologia epidemiologica del Dipartimento di Scienze cliniche applicate e biotecnologie (Discab) dell’Università dell’Aquila, che però avverte: “È presto per fare delle verifiche, perché sono passati solo quattro giorni e non possiamo vedere nulla prima di una decina di giorni ancora, in termini di effetto consolidato”.
“Metodologicamente”, ragiona poi il professore, “vanno sempre considerati non i numeri assoluti ma gli indici, è fondamentale, va messo un numeratore e un denominatore altrimenti non si capisce. C’è questa polemica relativa a regioni che fanno pochi tamponi e regioni che ne fanno tanti, quindi c’è chi vede i casi e chi non li vede, in realtà andrebbe calcolato il numero di positivi per, ad esempio, mille tamponi fatti”.
“In questo caso – spiega Valenti – si può avere un quadro più chiaro dell’andamento dei fenomeni. E questo non è quello che abitualmente si vede nelle statistiche ufficiali”.
“La Regione Abruzzo lo fa con le percentuali, indicando quotidianamente la percentuale di positivi su un numero di campioni che varia di giorno in giorno, in realtà sarebbe sensato anche farlo per aree territoriali, non solo in Abruzzo ma un po’ in tutta Italia”.
Come in altre occasioni, Valenti infatti ribadisce come “l’utilizzo della regione come area geografica può non essere significativo, come nel caso dell’Abruzzo dove ci sono due velocità ben chiare tra Pescara e L’Aquila”.
“Se con la riapertura della circolazione possono aumentare i casi di positività anche nelle altre province? Sì, l’importante è riuscire a evitare i contatti a più alto rischio”, rileva il professore, “ora non bisogna abbassare la guardia ma stare molto attenti, fare delle aperture mirate con degli strumenti che consentano di tenere a distanza il rischio potenziale”.
“Tutte le misure che vanno nella direzione di continuare a mantenere il distanziamento fisico, l’uso sistematico dei dispositivi di protezione, aiuteranno sicuramente a non far esplodere il fenomeno. Se tutti sono in giro con la mascherina e si tengono a distanza fisica accettabile il rischio si abbassa notevolmente”, aggiunge Valenti.
Se alla fine dei prossimi quindici giorni il dato sarà consolidato ci si potrà ritenere fuori pericolo? “No”, chiarisce il professore, “però sarà indicatore di una tendenza molto positiva e possiamo andare alla fase di riapertura delle ulteriori attività con maggiore tranquillità”.