Fase 2 al via: ripartono manifattura ed edilizia, cosa cambia per i cittadini
di Redazione | 04 Maggio 2020 @ 06:46 | ATTUALITA'L’AQUILA – Dopo 53 giorni riprendono le attività manifatturiere e dell’edilizia, si può tornare a uscire per una camminata o per raggiungere la seconda casa, ma solo se si devono fare interventi necessari di manutenzione e se si trova nella regione di residenza, e fare rientro nella propria regione a patto poi di rimanerci.
È la fase 2 dell’emergenza Coronavirus che scatta oggi allentando le misure draconiane adottate dal governo all’inizio di marzo ma, ha avvertito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non è un “tana liberi tutti”. Gli hanno fatto eco gli esperti che supportano le scelte dell’esecutivo, avvertendo di mantenere altissima la guardia adottando tutte le precauzioni, come l’utilizzo dei dispositivi di protezione e mantenendo il distanziamento sociale.
Le riaperture secondo i consulenti del lavoro porteranno sulle strade italiane circa 4,4 milioni di lavoratori. Tutti gli altri potranno uscire di casa, oltre che per fare la spesa o per motivi di salute, anche per l’attività motoria nei parchi che riaprono e per far visita a parenti e “affetti stabili”.
Insieme a manifattura e costruzioni riprende anche il commercio all’ingrosso legato ai settori in attività.
Bar e ristoranti potranno riprendere l’attività solo con la consegna a domicilio o con l’asporto, mentre restano sospese le attività commerciali al dettaglio diverse da quelle già autorizzate (alimentari, igiene della persona, edicole, farmacie e parafarmacie, tabaccai, librerie, negozi di vestiti per bambini e neonati, fiori e piante e molto presto anche negozi di biciclette).
Da oggi sono consentite visite “per incontrare i congiunti”, pur rimanendo il divieto di assembramenti. Per congiunti si intende “i coniugi, i rapporti di parentela, affinità e unione civile, nonché le relazioni connotate da duratura comunanza di vita e di affetti”, dunque coppie di fatto, indipendentemente dal sesso. Sono esclusi gli amici.
Gli spostamenti per i motivi consentiti sono permessi solo nella stessa regione di residenza. Non è consentito recarsi nella seconda casa. Lo è solo se si devono fare interventi necessari di manutenzione, ma comunque solo se esse sono nella stessa regione di residenza.
Studenti o lavoratori fuorisede, rimasti nelle città di studio o di lavoro, possono rientrare “presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”: ma da lì non potranno poi tornare nella regione da cui sono partiti.
I mezzi pubblici sono uno dei punti critici della ripartenza. Le regioni hanno il compito di indicare norme per assicurare il loro funzionamento pur nel rispetto del distanziamento. Scattano parametri di riempimenti dei mezzi mentre per gli utenti c’è l’obbligo di mascherina e in alcune regione di guanti monouso.
Vengono riaperti al pubblico parchi e giardini, non le aree gioco per i bimbi, ma va mantenuto il distanziamento e viene rimosso il limite della “prossimità alla propria abitazione”. Sono così consentiti gli spostamenti, anche in auto, per recarsi in un’area o un playground dove praticare jogging o altre attività motorie o sportive.
Sono permessi gli allenamenti a porte chiuse per gli sport individuali, per atleti (professionisti e non) dichiarati di interesse nazionale dal Coni. Il Viminale chiarisce che sono da intendersi permessi anche gli allenamenti individuali “in spazi pubblici o privati” di atleti di sport di squadra.
Le università possono svolgere esami e sessioni per tesi di laurea in presenza, mantenendo le condizioni di distanziamento; sì anche a laboratori e tirocinii.
Sono consentiti i funerali, ma con un massimo di 15 persone e obbligo di mascherine, e la visita nei cimiteri ma restano per ora vietate le messe.
L’allentamento delle misure restrittive sarà rivalutato con cadenza regolare settimanalmente. Il primo check dunque ci sarà lunedì prossimo, 11 maggio, e sulla base dei risultati e dell’andamento della curva epidemiologica Ministero della Salute e Regioni decideranno se procedere a ulteriori e successivi allentamenti o, al contrario, se ritornare a misure di lockdown e zone rosse.
Al momento però, avverte il ministro della Salute Roberto Speranza, “prevale in me un sentimento di grande preoccupazione perché siamo ancora dentro la crisi, vorrei che non passasse il messaggio che è tutto finito e che da domani ripartiamo come se il virus non ci fosse mai stato. Purtroppo l’epidemia è ancora in corso anche se si sta in qualche modo riducendo, ma guai a pensare che è finito tutto”.
Da qui un appello ai cittadini: “Questa partita non si vince per decreto e la responsabilità individuale è fondamentale per questa seconda fase. Arriva cioè un periodo molto più difficile, perché ci saranno molte più persone in giro e quindi rispettare le regole diventa ancora più decisivo, ma penso che il Paese sarà all’altezza”.