Fase 2 a doppia velocità? Per l’esperto è sbagliato differenziare riaperture per zone
di Marco Signori | 29 Aprile 2020 @ 06:04 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Anticipare i tempi dettati dal governo assecondando la riduzione del numero dei contagi e, magari, farlo differenziando la riapertura delle attività economiche per zone all’interno della stessa regione. La “spinta” arriva da gran parte del mondo produttivo non disposto a considerare tutta Italia come la Lombardia e trova sponde nella politica, con l’assessore regionale Mauro Febbo che annuncia che l’Abruzzo agirà con proprie ordinanze per consentire il ritorno in esercizio.
Scelta che non sembra trovare il favore del mondo scientifico: “Siamo molto preoccupati di un ritorno in attività senza particolari precauzioni, percepisco uno ‘sciogliete le righe’, è un atteggiamento un po’ pericoloso”, afferma Alberto Albani, primario del pronto soccorso di Pescara e responsabile dell’unità di crisi istituita dalla Regione Abruzzo per l’emergenza coronavirus.
“Siamo ancora nella fase 1 e questa terminerà il 4 maggio, ma in realtà dobbiamo ancora fare i conti con un virus che non è scomparso ma c’è ancora, in alcune zone anche in modo statisticamente significativo, quindi abbassare la guardia è estremamente pericoloso e se non si sta molto attenti a rispettare le direttive si corre il rischio che l’epidemia riparta e non ripartirebbe subito ma entro il periodo di incubazione, facendo credere all’inizio che non ci sia nulla”, spiega a L’Aquila Blog, “la paura è quella che la fase 2, che deve essere attivata altrimenti sarebbe ancora più pesante il blocco economico di cui tener conto, non può che andare di pari passo con attenzione massima proprio perché si rischia di far ripartire il contagio, certo la Basilicata ha meno rischi di regioni come la Lombardia, ma ciò non toglie che bisogna mantenere le precauzioni come il distanziamento sociale e l’utilizzo di dispositivi di protezione, che valgono dalla Lombardia alla Sicilia”.
“Se è percorribile l’ipotesi di riaprire per zone, come ad esempio la provincia dell’Aquila in cui oramai da settimane non si registrano casi di positività al Covid? Potrebbe essere ma è un rischio”, precisa Albani, “ma andrebbe blindata con posti di blocco anche nei sentieri di montagna, cosa che è impossibile, perché basta una persona sola che va a trovare il figlio o i genitori, o viceversa, ma anche gli autisti dei camion che portano gli alimenti alla provincia o i corrieri potrebbero riportare il virus. Oppure i bar che riaprono, come si fa a farci andare solo quelli della provincia? Direi di tenere alta la guardia e procedere con la fase 2 ma sempre con molta, molta attenzione”.
“In Abruzzo calcoliamo di aver avuto una percentuale di positività non bassissima, non dimentichiamo che abbiamo avuto 200 morti non uno, starei attento prima di riaprire i cancelli, bisogna riaprire con massima attenzione – valuta Albani – . La curva dei contagi scende sempre di più, per maggio avremo una risposta buona ma basta un cerino per far riaccendere tutto!”.
“Come mai in alcuni paesi del Nord Europa senza lockdown si è registrata la metà delle vittime dell’Italia in rapporto alla popolazione? Sono molto più attenti di noi – dice il primario – quindi vanno in giro ma mantengono la distanza di sicurezza, sono molto più rigorosi, noi sudisti siamo più allegri per tradizione”.
“Quando finirà? O con il vaccino, se funziona”, spiega Albani, “ma non si sa neanche se il virus dà immunità perché alcuni guariti poi hanno avuto una ricaduta, non è chiaro. Oppure quando si avrà l’immunità di gregge”.
Scettico sulla differenziazione territoriale delle riapertura, pur nella convinzione di dover anticipare i tempi rispetto al resto d’Italia, anche l’assessore Febbo: “Sarebbe una confusione enorme, avrei molti dubbi sul differenziare provincia per provincia”.