di Fabio Iuliano – Un forte segnale di allarme arriva dai listini europei all’indomani delle elezioni italiane. I future sul listino di Londra cedono l’1,7%, quelli su Parigi il 2,9%, quelli su Francoforte l’1,9%. Momento delicato anche a piazza Affari: La Borsa di Milano allarga le perdite al 4,82% dopo un avvio a -1,57%. Lo spread prende il volo: il differenziale Btp-Bund, che ieri aveva chiuso a quota 293, oggi ha aperto a 300 punti base per poi involarsi verso 350, per poi ripiegare leggermente, oscillando fino a 334. Il tasso sul decennale del Tesoro è al 4,82%.
L’EUROPA. Una reazione che l’Europa non sottovaluta affatto. La prospettiva di una ingovernabilità, come scrive Andrea Tarquini – corrispondente di Repubblica a Berlino – a Roma spaventa e fa temere una crisi pericolosissima per l’euro, e poi per il futuro stesso dell’integrazione europea. «Lanciamo un appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche», afferma Philipp Missfelder, responsabile di politica estera della Cdu (il partito di Angela Merkel), e aggiunge preoccupato: «Voi italiani non siete la Grecia, siete un membro del G8 e un membro-chiave dell’unione monetaria, l’euro non può permettersi uno scenario di tipo greco da voi con nuove elezioni a breve, sarebbe una finestra di instabilità eccessiva».
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L’ITALIA E L’ABRUZZO. Quello che più si teme è l’aspetto legato alle possibili ripercussioni socio-economiche, in un Paese segnato dalla crisi e dalla disoccupazione, dove diventa difficile reperire risorse. In questo – scendendo ancora più nel dettaglio – aree geografiche in sofferenza, come l’Abruzzo (in special modo l’area del cratere post-terremoto del 2009). Sarà difficile, ad esempio reperire risorse per la ricostruzione. «Tanti italiani», ha detto il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, nel corso della diretta multimediale del Centro.it «hanno creduto nella restituzione dell’Imu, dando per scontato che Berlusconi avrebbe trovato nel 2013 gli 8,5 miliardi di euro necessari all’operazione. Hanno persino creduto che li potesse mettere di tasca propria. Paradossalmente, a 8 miliardi ammontano anche le risorse necessarie alla ricostruzione dell’Aquila. Sto tornando da un incontro a Roma per definire le priorità». E poi ci sono le battaglie di Beppe Grillo. «Parla di referendum per l’uscita dall’euro (senza quorum tra l’altro) e di una settimana lavorativa da 30 ore, ma non dice come atturare questi cambiamenti», incalza Cialente.