L’inchiesta partita un’anno e mezzo fa era giunta sul tavolo del pm Giampiero Di Florio alla fine di dicembre scorso: l’iscrizione su registro degli indagati del presidente Gianni Chiodi e altri 24 tra assessori e consiglieri è il primo risultato a cui perviene la Procura, visto che si tratta solo dei rimborsi delle missioni e non dei rimborsi dei gruppi consiliari sui quali l’indagine é ancora aperta e dovrebbe concludersi entro un paio di mesi.
Da questa prima tranche di indagine é fuori il 2013, visto che le spese di quest’anno non sono ancora rendicontate.
Il reato di truffa aggravata é per il periodo iniziale della consiliatura, quando Giunta e assessori anticipavano le spese e quindi i rimborsi erano a debito. Il peculato é per uso di carta di credito non per fini istituzionale, mentre il falso ideologico é per fatturazioni con dati non rispondenti al vero.
Le indagini riguardano il periodo compreso tra il gennaio 2009 e dicembre 2012.
“Il 12 febbraio sarò interrogato e avrò modo di chiarire ogni dubbio. Sono sereno”. Lo scrive sulla sua bacheca di FacebookFranco Caramanico, consigliere regionale Sel. “Ieri, nel tardo pomeriggio – scrive il consigliere – mi sono recato dai Carabinieri di Pescara che mi hanno notificato l’avviso di garanzia. I fatti oggetto di indagine sono relativi a un viaggio in Canada, tenutosi dal 10/02/2010 al 15/02/2010, dove andai insieme al presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, per partecipare a un’iniziativa con Sergio Marchionne per la raccolta di fondi per il terremoto”.
“Nell’esibire le ricevute fiscali rilasciate dalla struttura ricettiva e dai ristoranti ho omesso di indicare che: ho alloggiato in un hotel di lusso, i pasti da 11,77 euro e 68,18 euro erano stati rispettivamente consumati da 4 e 3 persone”, scrive.
“Premesso che mai nella mia vita, e ancor più nella mia carriera politica, ho scelto di soggiornare in hotel di lusso, in questo caso la prenotazione fu fatta dagli organizzatori dell’incontro (e non da me e dai miei collaboratori). Ho consegnato le ricevute alla Regione che ha provveduto a rimborsarmi ma mi si contesta che non ho specificato il numero di persone che hanno beneficiato dei pasti (deducibile dagli scontrini)”, conclude Caramanico.
Anche Carlo Masci, sceglie di scrivere su Facebook: «Oggi ricevo dopo 19 anni di attività politica il mio primo avviso di garanzia. Mi vengono contestate 9 ricevute di ristoranti di Roma per importi che variano da 49 a 73 euro per consumazioni effettuate in occasione delle mie 80 visite istituzionali nella capitale per conto della Regione dal gennaio 2009 al dicembre 2011, per un totale di circa 500 euro. Sostengono i pm che le 9 ricevute non sarebbero per un pasto cadauna, così come in esse indicato, bensì per due. L’altra contestazione riguarda il fatto che nei moduli delle missioni (quasi tutte a Roma alla Conferenza delle Regioni, su delega del Presidente), predisposti come da prassi dagli uffici regionali, vi e’ soltanto la frase generica “missione istituzionale” e non la motivazione della stessa. Questa genericità, derivante da una prassi degli uffici regionali risalente nel tempo, costituirebbe, a detta dei pm, un reato. Ringrazio i tanti che mi hanno espresso solidarietà senza neanche conoscere gli addebiti contestatimi. Leggendo queste poche righe sono certo si tranquillizzeranno, così come sono tranquillo io».
Abruzzo: inchiesta Regione; radicali, da pm diritto di veto
“La nuova bufera gudiziaria che ha investito la nostra Regione, con l’invio di una informazione di garanzia a 25 tra consiglieri, assessori oltre che al presidente della Giunta, Chiodi, e del Consiglio, Pagano, e’ la prova di come esista un vero e proprio ‘Caso Abruzzo’, rappresentato non da presunti malcostumi della politica locale, quanto dal comportamento di una parte della magistratura che ormai sembra aver posto un vero e proprio diritto di veto sulle scelte esercitate – o da esercitare – da parte degli elettori abruzzesi”. Lo ha dichiarato Alessio Di Carlo, membro del comitato di Radicali italiani e segretario di Radicali Abruzzo. “Ormai – afferma Di Carlo – non basta piu’ limitarsi ad invocare il principio di presunzione di innocenza, ricordare i tanti casi in cui le inchieste si sono risolte in un nulla di fatto oppure denunciare la tempistica con cui vengono recapitate le informazioni di garanzia: occorre mettere in relazione tutto cio’ con altri elementi, quali la presenza in pompa magna degli stessi pm che oggi sono titolari dell’inchiesta ad una recente convention di un illustre candidato del centrosinistra alle prossime regionali, oppure con la nomina dell’ex procuratore capo di Pescara a ‘consulente per la legalita” del Comune di L’Aquila”. Per l’esponente radicale “il quadro che ne viene fuori e’ inquietante ed e’ rappresentato dal passaggio di consegne che la politica ha fatto, dal diritto di voto in mano agli elettori al diritto di veto in capo alla magistratura”.
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