Ecco perché la cassa integrazione non sarà pagata il 15 aprile
di Marco Signori | 31 Marzo 2020 @ 08:00 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Gli annunci sono stati roboanti e reiterati, ma le possibilità che chi è rimasto senza lavoro a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus possa ricevere sostegni economici in tempi ragionevoli sono molto ridotte.
Lo conferma la Fondazione studi Consulenti del lavoro del Consiglio nazionale dell’Ordine, che spiega come “con le vigenti normative e disposizioni è tecnicamente impossibile che i lavoratori possano ricevere quanto maturato a titolo di ammortizzatore sociale” entro il 15 aprile, la data indicata dal premier Giuseppe Conte.
La Fondazione spiega i motivi in un documento dettagliato ma di facile comprensione, “sottolineando la necessità di urgenti modifiche che possano accelerare le procedure”.
“Allo stato attuale, sarà impossibile per milioni di lavoratori italiani ricevere, nei tempi annunciati dal Governo, gli importi maturati per Cassa Integrazione. In sostanza”, spiegano i consulenti del lavoro, “le procedure attualmente previste dalla normativa di riferimento non permetteranno tecnicamente di arrivare entro il 15 aprile alla liquidazione delle somme da erogare”.
“Perché ciò si realizzi – precisa la Fondazione – occorrono, infatti, modifiche normative e semplificazioni burocratiche che il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha da tempo proposto”.
Lo studio precisa anche che non è chiaro se i fondi stanziati “saranno sufficienti a coprire tutte le richieste, anche perché non si conosce ancora quando saranno revocati i provvedimenti di sospensione di alcune attività e rimosso il divieto di libera circolazione delle persone, da cui è scaturita la chiusura di altre”.
Quattro in tutto, ricorda la Fondazione, le tipologie di ammortizzatori sociali attivabili: la Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) e il Fondo di integrazione salariale (Fis), gestiti direttamente dall’Inps, l’Assegno ordinario da Fondi di solidarietà bilaterale, gestito direttamente dai Fondi attraverso l’Inps, e la Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd), gestita dalle Regioni e pagata dall’Inps.
Ebbene per i primi due, Cigo e Fis, “la procedura per arrivare a ottenere il bonifico da parte del lavoratore non è così semplice e facile, così come viene fatto superficialmente apparire. Anche i Fondi di solidarietà bilaterali, salvo qualche caso (come, ad esempio, quello artigiani Fsba), sono gestiti dall’Inps. Lo strumento normativo, da cui discende il diritto delle aziende in crisi di attivare gli ammortizzatori, è il decreto legge n. 18/2020, attualmente in fase di conversione in Parlamento”.
In base a modalità e tempistiche che la Fondazione espone in dei prospetti esemplificativi, “è palese ed evidente che, in mancanza di modifiche normative volte a mutare termini e adempimenti, non sarà mai possibile per il lavoratore ottenere quanto di sua competenza entro il 15 aprile”.
“Il tutto”, fanno osservare i consulenti del lavoro, “aggravato da un’intensa attività sindacale mirata solo al proselitismo e non a favorire l’immediata presentazione dell’istanza. È questa una fase che fa perdere molto altro tempo, pur non essendo obbligatorio arrivare a un accordo per proseguire nella procedura. Non a caso la maggior parte delle trattative si è chiusa con un ‘mancato accordo’, dando ugualmente la possibilità all’azienda di presentare l’istanza, come peraltro disposto inequivocabilmente anche dall’Inps”.
“Dopo di ciò partono le attività del consulente del lavoro, che si fermano all’invio del modello contenente le ore spettanti di cassa e i dati anagrafici e bancari del dipendente”.
Può andare persino peggio per gli altri due strumenti di sostegno, l’Assegno ordinario da Fondi di solidarietà bilaterale e la Cassa integrazione guadagni in deroga, considerando che in questo caso la competenza è assegnata alle Regioni e molte di esse, tra cui l’Abruzzo, non hanno ancora approvato il necessario accordo che recepisce (e in molti casi deroga) i contenuti del decreto regolamentando i termini di concessione dell’ammortizzatore sociale in deroga.
“Al termine dell’iter procedurale svolto dalla Regione”, spiega la Fondazione, “viene comunicato l’esito all’Inps che provvede al pagamento. Qui le difficoltà della liquidazione rapida dell’importo maturato aumentano, proprio per le diverse modalità concepite dalle Regioni stesse”.
“È troppo facile ed evidente intuire che i tempi per la gestione e la liquidazione degli importi di Cassa integrazione non saranno brevi”, conclude la Fondazione studi Consulenti del lavoro, per la quale possono volerci fino a due mesi per le erogazioni.