“Tracciare le scosse lievi e impercettibili con la tecnologia avanzata potrebbe aiutare gli scienziati a prevedere la prossima scossa devastante“, afferma Maya Tolstoy, geofisica al Lamont-Doherty Earth Observatory a New York.
Raccogliendo la documentazione dei sismometri sul fondo dell’oceano, i ricercatori possono monitorare le piccole scosse nelle profondità dell’oceano. Queste scosse sono innescate dall’espandersi e dal contrarsi del fondale marino, cosa che avviene giornalmente.
“E’ come se il fondale respirasse“, afferma l’esperta, la quale ritiene che questi eventi “potrebbero aiutare i ricercatori a capire quando il prossimo terremoto-tsunami potrebbe avere luogo. “
Piazzare sismometri sulle dorsali oceaniche potrebbe aiutare ricercatori come Tolstoy a capire quali zone della Terra rischiano di dover fronteggiare grandi terremoti, prima o poi, nel futuro relativamente prossimo, osservando quanto queste aree sono sottoposte a stress col passare del tempo.
Mentre i piccoli eventi non causano necessariamente terremoti rilevanti, studi hanno mostrato che le piccole scosse possono danneggiare ulteriormente una faglia già sottoposta a stress. “Se gli scienziati posizionassero strategicamente i sismometri sul fondo dell’oceano, potrebbero monitorare placche sensibili prima che franino“, continua la geofisica.
“Non si tratta di profezie… E’ previsione di terremoti” sostiene la Tolstoy. “La differenza risiede nel fatto che se si profetizza, si afferma che un terremoto si terrà in un preciso luogo, in un preciso momento, e avrà una certa magnitudine. Le previsioni di terremoti, sono come le previsioni del tempo. Invece di uscirsene fuori con una data e un’ora precisa in cui l’evento avrà luogo, i ricercatori tentano di stimare con una verosimiglianza approssimativa, che un terremoto avrà luogo nei prossimi 30 o 50 anni.“