Un articolo di Liana Milella pubblicato oggi su la Repubblica critica pesantemente la legge sulle liste pulite e Dagospia non si lascia scappare il titolone:
Alla ricerca dell’impunita’ perduta – dal Pdl (che guida la classifica) al Pd passando per il Centro e la Lega, decine di indagati e condannati pronti a tornare in Parlamento – il Patonza “affida” Dell’Utri a Micciche’ (Cosentino resta nel Pdl) – Cesa la sfanga nonostante i proclami di Monti – quanti “impresentabili” nel Pd: Lolli, Oliverio, Vladimiro Crisafulli, Bruna Brembilla…
«Alla prova del voto la legge sulle liste pulite si rivela per quello che molti commentatori avevano paventato che potesse essere, un clamoroso flop. Nonostante ben tre ministeri di peso – Interno con Cancellieri, Giustizia con Severino, Funzione pubblica con Patroni Griffi – si siano impegnati per mesi, il risultato ora è sotto gli occhi di tutti. In vista della chiusura sui candidati, quella legge si rivela non sufficiente per garantire effettivamente “liste pulite”.
Il divieto di candidarsi per i soli condannati in via definitiva con una pena minima di due anni per reati gravi non ferma la grande massa dei nomi più discussi, tutti coloro che hanno processi in corso per reati gravi, dall’associazione mafiosa o camorristica alla corruzione, al finanziamento illecito alla frode. […]
Ma è nel Pd che, giusto domani nella direzione del partito, si porrà il problema di che fare non solo di chi, parlamentare uscente, conta una condanna, ma di chi ha vinto le primarie di fine dicembre e ha un nome che figura in qualche inchiesta. A porre il problema è stato l’ex pm di Venezia Felice Casson, adesso il Pd è chiamato a confrontare la posizione dei singoli aspiranti con il suo codice etico.
A far discutere le vicende giudiziarie degli ex parlamentari Giovanni Lolli, aquilano, imputato per favoreggiamento, Nicodemo Oliverio, di Crotone, imputato per bancarotta fraudolenta, Vladimiro Crisafulli, ennese, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. Tutti e tre hanno vinto le primarie. Ad essi si aggiungono altri vincitori i cui nomi sono però finiti nelle cronache giudiziarie. Si tratta di Bruna Brembilla, milanese, citata in un’indagine sulla ‘ndrangheta; […]
Nel Pd l’aria che si respira è questa: coinvolgimenti non significativi, condanne lievi. Rischia soprattutto Vico, l’unico che non ha vinto direttamente le primarie».