di Matilde Albani, L’Editoriale – Da oggi proviamo ad aprire un varco su come sono state impiegate le donazioni del terremoto. Quella mole di risorse grandi e piccole, che all’indomani del 6 aprile sono arrivate come fiumane all’Aquila. Perchè è così difficile sapere in maniera snella e trasparente, dove sono finiti questi soldi e come sono state impegnati?
Il tappo è principalmente politico, perché la trasparenza è un atto dovuto, da parte di chi amministra, verso i cittadini che vogliono giustamente sapere a che punto ci troviamo, ma anche a quanti hanno donato.
E poi c’è quel mare di onlus laiche e religiose, beneficiarie di somme che hanno “sguazzato” liberamente. In Emilia, in 61comuni e in otto mesi, si è fatto quello che all’Aquila non si è riusciti a fare da quattro anni, e lo ha fatto il Consigliere comunale Ettore Di Cesare con la sua azienda.
Da noi, lo stesso percorso del dove, quando e perchè , non è stato mai praticato, figuriamoci adesso che le donazioni sono roba vecchia e i “bussolotti” non li fa più nessuno.
Ma veniamo agli “spiccioli”, dai 3 milioni che ha avuto il Comune, solo in parte rintracciabili sul sito dell’Ente, che possono essere trasferiti in qualsiasi capitolo di bilancio non essendo obbligatorio dire “che ci abbiamo fatto….”, a tutte quelle associazioni che hanno incassato risorse, non sempre realizzando progetti dichiarati ma soprattutto utili alla collettività…
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Servizio e testo di Matilde Albani, riprese Elisabetta Di Giorgi