Diffamò la polizia di Stato, a giudizio l’autore di un post su Facebook
A dieci anni dalla morte di Stefano Cucchi, un aquilano aveva offeso l'onore e il decoro della polizia di Stato con parole diffamatorie sul proprio social
di Redazione | 15 Novembre 2022 @ 09:41 | CRONACA
L’AQUILA – A dieci anni dalla morte di Stefano Cucchi, un aquilano aveva offeso l’onore e il decoro della polizia di Stato, Corpo estraneo alla vicenda giudiziaria del giovane deceduto in ospedale mentre era sottoposto alla custodia cautelare, che si è costituita parte civile per i toni diffamatori utilizzati. La vicenda è riportata dal quotidiano ‘Il Messaggero’. L’aquilano, assistito dall’avvocato Francesco Valentini, nel commentare i dieci anni della morte di Cucchi, nell’ottobre 2019 e alla vigilia della requisitoria del pubblico ministero di Roma sul filone riguardante i presunti depistaggi da parte dell’Arma, aveva scritto un post pubblico di questo tenore: “Sbirri di…, che per vendicare il povero Stefano Cucchi devono sbranarvi in gabbia, adesso è arrivato quasi il vostro momento. Le mattine saranno lunghe e non vi devono dare tregua. Vi devono mangiare vivi”.
Un post che aveva anche ricevuto commenti e click. La Federazione sindacale di polizia (Fsp) dell’Aquila, rappresentata da Fabio Marinelli e Santino Li Calzi, hanno deciso così di difendere il Corpo diffamato e di costituirsi parte civile. Ora la vicenda si trova in fase dibattimentale al tribunale dell’Aquila. L’autore del post è accuasato di diffamazione aggravata per l’utilizzo della piattaforma sociale. Il processo, nel quale è stato audito anche il responsabile della polizia postale dell’Aquila David Palmieri, è stato aggiornato alla settimana prossima.