Caro direttore, torno sul tema consumo di suolo, con qualche riflessione aggiuntiva
, a seguito dello stimolo alla discussione, portato da Marco Morante. La sua visione è una visione da tecnico, e certamente non ho la pretesa di avere le competenze tecniche che ha lui da professionista.
Lieto che giudichi encomiabile la proposta di legge Civati, sul contenimento del consumo di suolo. E anche che giudichi positiva la verifica di possibili alternative al consumo di nuovo suolo. Penso, cionondimeno, che sia limitante e limitativo il suo focus -su quella proposta -solo e semplicemente sullo ius edificandi e sui 5 anni.
Se è vero, infatti, che ci sia la possibilità di una “corsa a porre la prima pietra”, è vero anche che il testo depositato prevede diverse misure che ritengo debbano essere evidenziate, e che provo a esporre.
La proposta, intanto, parte dalla perimetrazione del territorio comunale, con sua divisione in aree urbanizzate, agricole e a vocazione ambientale (ossia superfici boschive o forestali nonché tutte le aree sottoposte a vincolo di carattere ambientale, idrogeologico).
I limiti al consumo di suolo e alla diffusione urbana prevedono che solo all’interno delle aree urbanizzate sono ammesse trasformazioni urbanistiche. La pianificazione (territoriale e urbanistica) deve mirare al contenimento del consumo di suolo prevedendo che al fabbisogno edilizio venga data risposta prioritariamente tramite interventi di riqualificazione, rinnovo e rigenerazione urbana. Sulla verifica delle alternative, avendolo già chiarito in precedenza, ed essendo una misura valutata positivamente anche da Morante, non torno ancora.
Evidenzio, invece,quello che potrebbe essere un efficace strumento di controllo sul consumo (e sul contenimento): un Osservatorio delle dinamiche di consumo di suolo, che dovrebbero istituire le Regioni, per fornire indicatori specifici mirati a garantire uniformità ed efficacia di applicazione delle disposizioni della normativa, con dati trasmessi ogni anno dai Comuni, per monitorarne l’andamento.
La proposta prevede espressamente, inoltre, che ogni intervento relativo a nuove edificazioni, infrastrutture e opere pubbliche che produca consumo di suolo deve essere accompagnato da interventi di mitigazione e compensazione.
Le misure di mitigazione per mantenere alcune delle funzioni del suolo e ridurre gli effetti negativi diretti o indiretti significativi sull’ambiente e il benessere umano. Le misure di compensazione per rigenerare le potenzialità ecosistemiche del suolo consumato al fine di ripristinare la capacità generale dei suoli di una determinata zona per l’assolvimento delle loro funzioni o parte di esse. In alternativa c’è l’obbligo di pagare un contributo per la tutela del suolo e la rigenerazione urbana legato alla perdita di valore ecologico, ambientale e paesaggistico che esso determina. Il contributo si aggiunge agli obblighi di pagamento connessi con gli oneri di urbanizzazione e con il costo di costruzione, la cui misura è stabilita dai comuni.
Come accennato nel precedente intervento, è previsto un Censimento degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati esistenti sul territorio dei Comuni (elaborato ed approvato dagli stessi Comuni) e sempre con la finalità di contenere il consumo di suolo: l’obiettivo, infatti, è creare una banca dati del patrimonio disponibile, con la quale le Regioni o le Provincie (o quello che ne restarà -gli enti di area vasta- il testo è dello scorso dicembre) competenti verificano che le previsioni urbanistiche che impegnano nuove aree edificabili non possano essere soddisfatte con gli immobili individuati dal Censimento.
Come si vede, la proposta di legge è un tentativo di dare limiti ben precisi, di metodo e finalità, all’intera materia; non volendo essere esaustivo.
E, tornando alla metafora usata da Marco, se è vero che un tumore è difficile curarlo con un’aspirina, è vero anche che la prevenzione evita le cure successive.
Paolo Della Ventura
coordinatore regionale