Degrado: siamo destinati a vivere in discariche a cielo aperto?

di Isabella Benedetti | 11 Maggio 2022 @ 06:00 | Punti di svista
discariche
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L’AQUILA – Viviamo nell’epoca dell’antropocene, termine coniato dall’olandese Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica, per indicare l’era geologica caratterizzata dall’incidenza dell’uomo su tutto il pianeta. Il bilancio passivo della gestione umana sull’ecosistema è veramente preoccupante: aumento di CO2, deforestazioni e urbanizzazioni selvagge, attività agricole con utilizzo massiccio di fertilizzanti, dissesto idrogeologico a causa dello sfruttamento del territorio e poi inquinamento di ogni genere, discariche. Bisogna intervenire immediatamente e cambiare rotta, altrimenti il pianeta deperirà definitivamente. Occorre una politica attiva nazionale ed internazionale che coinvolga tutti: multinazionali e semplici cittadini. Lo sostengono con forza il WWF, Greenpeace e Earth in Emergency.

Le nostre città sono diventate discariche a cielo aperto.

Ovunque campeggiano discariche e immondizia: a ridosso di monumenti, lungo le strade, nei parchi, nei prati periferici. Tutto questo è alimentato da inciviltà, anti-cultura, disprezzo delle regole e del bene comune, indifferenza e anche tanta rassegnazione. Quest’ultima è vittima della falsa convinzione di non poter cambiare lo stato dei fatti, il che rende il rassegnato inerte, talora ai limiti dell’ignavia. Ci si indigna davanti a cumuli di spazzatura che infettano l’ambiente come una cancrena, ma poi, con un sospiro sconsolato e un’alzata di spalle, si archivia la problematica con un “Tanto è tutto inutile, non possiamo farci niente, io non posso nulla”. Invece no! Proprio con il contributo di ognuno di noi è possibile il cambiamento.

Stefania Soldano, di cui raccolgo testimonianza, nelle sue trasferte per lavoro, ha realizzato un piccolo report fotografico per denunciare lo stato di degrado e di sporcizia del territorio, dove esistono miriade di piccole discariche abusive. E’ una cittadina che non si vuole rassegnare e ricorda un passato di maggior cura e pulizia delle strade, senza plastica disseminata in ogni dove. La plastica ha rivoluzionato l’era moderna. Sarebbe impossibile pensare ora ad una vita senza, basti considerare l’applicazione in campo medico e l’utilizzo ovunque nell’industria e nelle nostre case. Purtroppo, però, la produzione di plastica “usa e getta”, la menzogna del riciclo (solo in minima parte la plastica viene riciclata), la maleducazione della gente ne fanno un pericolo per l’ambiente e la nostra salute. Le microplastiche hanno effetti devastanti sull’ecosistema, vengono ingerite dagli animali e assorbite dal terreno, fluttuano nell’aria e noi ce ne nutriamo e le respiriamo. Sono invisibili agli occhi, ma proprio per questo le più pericolose, ce lo ha insegnato un virus. Soldano auspica maggiore vigilanza sul territorio e sanzioni certe per chi sporca e arreca danno all’ambiente. Sensibilizzazione sul tema dell’ecologia, ma anche presenza di maggior controllo sul territorio con telecamere realmente funzionanti e vigilantes preposti al controllo.

Anche Cesare Ianni è un cittadino che non si rassegna. Presidente del gruppo di azione civica “Jemo ‘Nnanzi”, è impegnato da sempre nella tutela, su tutti i fronti, della propria città. Ha raccolto oggetti di ogni genere trovati sull’argine del fiume. Moderno Siddharta, dà voce al fiume, scrivendo storie che le cose raccolte hanno da raccontare. Ci si incanta a guardare quell’acqua non più trattenuta da plastiche e scorie, che ha ritrovato l’antico chiarore. Il gruppo “Jemo ‘Nnanzi”, negli anni, ha effettuato più di 300 segnalazioni di intervento alla Pubblica Amministrazione: per rimuovere la segnaletica o le insegne in disuso, per eliminare situazioni di pericolo, per ripulire zone urbane particolarmente sofferenti. Il gruppo stesso, sacchi e guanti alle mani, ha più volte raccolto e ridato lustro a tratti della cinta muraria e alle porte urbiche. “E’ importante dare l’esempio, è un segnale di resilienza e sprona ad agire” afferma Cesare Ianni. “L’obiettivo del rispetto e tutela dell’ambiente è il prodotto di una rivoluzione culturale. Bisogna sensibilizzare soprattutto i giovani ai quali passare il testimone e l’eredità della terra. Sono loro che devono imparare a riconoscere “il bello” e ad averne cura. Devono sviluppare raffinatezza estetica. Positivo è stato reintrodurre l’educazione civica nelle scuole, perché è importante l’insegnamento, già dalla scuola dell’infanzia, del rispetto delle regole e della tutela dell’ambiente come parte di sé. Più volte abbiamo segnalato e fatto ripulire scritte e disegni imbrattanti contro mura e monumenti. Un tale comportamento, oltre ad integrare gli estremi di un reato penale, manifesta un disagio interiore esistenziale e sociale. Abbiamo ripulito, calandoci con le corde, il tratto murario di Porta Tione, Era diventato una vera discarica, ma a distanza di poco tempo, le persone sono tornate a farne una pattumiera. L’Asm ha provveduto a ripulire fontane che dopo una “notte brava” sono tornate ad essere tristi raccoglitori di bottiglie e lattine, insomma discariche. Le istituzioni ci sono e lavorano a pieno ritmo. Hanno risposto sempre ai nostri inviti e solleciti, ma poco possono contro l’inciviltà delle persone. Per questo bisogna intervenire in via preventiva, per questo occorre fare cultura, è l’unica chiave di svolta. La nostra città sta fiorendo ogni giorno più bella. Perché sia implementata la sua attrattiva turistica occorre, oltre alla ricostruzione, la cura dei particolari, perché ogni cosa, ogni struttura, ogni monumento acquisti plusvalore”.

Un’ultima personale considerazione. Per me “cura del bello” è valorizzare il territorio, liberarlo dall’anti-cultura della baracca disordinata che impera incontrastata nell’hinterland, ma anche in città, delle recinzioni realizzate con le reti dei letti, con le onduline di plastica, di metallo o peggio di eternit, delle vasche da bagno come abbeveratoi degli animali. Seguiamo l’esempio di altre regioni. In Trentino le fontane per gli animali sono intagliate in tronchi di legno, sono sculture che accolgono anche vasi di fiori. Questo rende bello il territorio. Vestiamo l’ambiente di un abito migliore e impariamo a rispettarlo e non sporcarlo. Curiamo il verde, i fiori, tutta la natura. L’essere umano è meno longevo di un albero, che è vita e ci aiuta a respirare, se non abbiamo la stoltezza di tagliarlo e con noi farlo morire.


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