Dakar 2022: una scelta tattica preserva la gara dei fratelli Totani

di Lorenzo Mayer | 04 Gennaio 2022 @ 06:55 | SPORT
Dakar totani
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È stata una giornata difficile per tutti i protagonisti della Dakar 2022, quella di domenica 2 gennaio. Dopo la breve e innocua sgambata del Prologo, infatti, piloti e mezzi se la sono dovuta vedere con la prima vera Speciale della 44^ edizione del Rally Raid più famoso del mondo.

Sono stati 334 i km cronometrati affrontati nel corso della Stage 1B svoltasi nella zona settentrionale della città di Ha’il, ma ben di più sono state le insidie a livello di navigazione che tutti gli iscritti alla Dakar hanno dovuto affrontare. A seminare il panico tra i concorrenti, in particolare, è stato un tratto compreso tra il Waypoint 6 e il Waypoint 7: è lì infatti, in una zona brulicante di dune sabbiose, che la stragrande maggioranza dello schieramento ha faticato a trovare la giusta direzione.

Occorre forse a questo punto, per coloro che non masticano il linguaggio del Rally Raid, fare una doverosa spiegazione. La Dakar, com’è ovvio, non viene disputata all’interno di un circuito. È una corsa folle, che da sempre vede uomini e mezzi alle prese con alcune delle zone più impervie, scoscese e pericolose del pianeta. Ciascuna Stage ha un punto di partenza e un punto di arrivo, e tra questi due estremi del percorso si trovano dislocati alcuni Waypoint: la funzione di questi ultimi, come accadeva nei videogiochi arcade che pullulavano le sale giochi degli anni ’90, è quella del… checkpoint. Per proseguire la corsa senza incappare in penalità, in sostanza, i concorrenti della Dakar devono seguire le indicazioni contenute nel roadbook (nessuno di loro conosce il percorso giornaliero in anticipo, bisogna capire sul momento quale direzione prendere!) fino ad arrivare a ciascun Waypoint: non raggiungere – o mancare – un simile punto si traduce in una cospicua penalità in termini di tempo.

I Waypoint 6 e 7, dicevamo. Quelli che, come spiegavo poche righe più sopra, hanno messo in difficoltà blasonatissimi nomi di questa Dakar 2022. Tra le auto, a spuntarla è stato nuovamente Nasser Al-Attiyah. Il qatariota, al volante del suo Toyota Hilux, ha avuto la meglio su Sebastien Loeb e Martin Prokop, completando il percorso cronometrato in poco più di tre ore e mezza. La top five di questa Stage 1B è stata completata dagli outsider Lucio Alvarez e Vladimir Vasilyev, mentre a rimanere invischiati nel pantano sabbioso di fine tappa sono stati piloti del calibro di Carlos Sainz, Mattias Ekström e Nani Roma: tutti loro – assieme a parecchi altri colleghi – hanno vagato a lungo alla ricerca della giusta rotta, accumulando dalla vetta distacchi quantificabili in ore. Peggio, tuttavia, è andata a Stephane Peterhansel: “Mr. Dakar” ha infatti divelto la sospensione posteriore sinistra della sua Audi, perdendo moltissimo tempo e venendo così tagliato fuori dalla lotta per la vittoria sin dal secondo giorno di gara.

Viste le difficoltà avute (per di più con la luce del giorno) dai più esperti piloti dello schieramento, Silvio e Tito Totani hanno saggiamente compiuto una scelta tattica. Dopo avere raggiunto senza particolari problemi il Waypoint 6, infatti, i due fratelli hanno preferito incappare in una penalità piuttosto che affrontare nel buio più totale – e con un percorso ormai distrutto dal passaggio dei camion – una sezione che avrebbe potuto compromettere la loro gara sin dalle primissime battute. “Come ci aspettavamo la gara è entrata nel vivo con tutte le sue difficoltà” – spiega Tito Totani – “La Stage 1B prevedeva già molte insidie dal lato della guida, ma quello che ha caratterizzato la giornata sono stati i tranelli che ha imposto la navigazione, capaci di colpire indistintamente tutti i team, compresi quelli ufficiali. Per salvaguardare la gara e la macchina nel buio del deserto, abbiamo preferito non concludere la Stage e prendere del tempo di penalità, visto che molti altri si troveranno nella nostra stessa situazione, così da partire domani ad armi pari”. A rendere problematica la Stage, inoltre, ha contribuito l’ordine di partenza: i fratelli Totani sono entrati infatti nel percorso della Speciale dopo l’ingresso dei mastodontici camion, che distruggendo le dune al loro passaggio hanno reso indistinguibile il giusto percorso nel dedalo sabbioso che ha caratterizzato la parte finale della Prova.

Le stesse difficoltà, com’è comprensibile, sono state poi incontrate anche dai protagonisti delle due ruote. A fare la voce grossa nella Stage 1B è stato ancora Daniel Sanders, che con la sua GasGas ha avuto la meglio su Pablo Quintanilla e Matthias Walkner, mentre è stata buona la prova di Danilo Petrucci: il ternano ha saputo tenersi alla larga dai guai, riuscendo così ad artigliare una buona 13^ posizione. Domenica difficile, invece, per molti altri favoriti: Kevin Benavides, Toby Price, Andrew Short e Joan Barreda sono piombati addirittura oltre la 20^ posizione, faticando – anche loro – a trovare il fatidico bandolo della matassa tra gli ormai famigerati Waypoint 6 e 7.


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