Dagli antiquari di Parigi torna a L’Aquila un libro di disegni di Bedeschini

di Alessio Ludovici | 31 Maggio 2022 @ 15:47 | CULTURA
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L’AQUILA– Una vera e propria art investigation ha permesso, grazie al contributo della Fondazione Carispaq, di acquistare e riportare a L’Aquila un volume di disegni di Francesco Bedeschini, pittore e architetto barocco operante in Abruzzo nel XVII secolo, figlio di Giulio Cesare. Il volume, datato alla fine del ‘600, torna all’Aquila dopo tre secoli grazie all’acquisizione fatta dalla Fondazione sul mercato antiquario internazionale.  

Il ritrovamento si deve alle ricerche sul campo dei professori del Dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila Michele Maccherini e Luca Pezzuto, che hanno reperito il volume in Francia durante i loro viaggi e le fasi di studio per l’organizzazione di un evento espositivo sui disegni e le opere di Giulio Cesare Bedeschini e di suo figlio Francesco. Il racconto del ritrovamento è dello stesso Maccherini durante la presentazione, stamani presso la stessa Fondazione Carispaq, del particolare volume, una delle 121 raccolte di disegni citati nel testamento dell’artista (gennaio 1695), che dopo il terremoto del 1703 furono venduti dagli eredi. La ricostruzione della vicenda è affascinante. Dopo un passaggio sul mercato romano, di questo patrimonio si persero quasi totalmente le tracce e molti volumi furono smembrati. Eppure molti fogli sciolti erano finiti nei principali musei del mondo, dal Metropolitan Museum of Art al  Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum di New York, e ancora il Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Le uniche due raccolte intere erano conservate nel Victoria and Albert Museum di Londra. E da oggi a L’Aquila. Ma non finisce qui, perché per il 2023 la Fondazione, attraverso una serie di iniziative che culmineranno in una grande mostra, vuole restituire alla città la pienezza della figura di Bedeschini, dei Bedeschini e della loro storica bottega aquilana.

Giulio Cesare fu il principale pittore municipale, di vena controriformata, cui si deve tra l’altro la decorazione pittorica della Cappella Branconio in San Silvestro, che accoglieva la celeberrima Visitazione di Raffaello, oggi al Museo del Prado di Madrid. Suo figlio Francesco, autore del libro di disegni appena acquisito, fu il più influente artista della seconda metà del secolo, ricordato dall’annalista e corrispondente muratoriano Anton Ludovico Antinori come «uomo di molta fama ed insigne nelle professioni di pittura, e d’architettura», nonché come colui che aveva «co’ suoi disegni abbellito alla moderna maniera le principali chiese della città, le stanze del quarto del palazzo del Magistrato e renduto più cospicuo e vago il teatro pubblico», ossia il teatro di San Salvatore di cui fu anche il direttore.

Alla Conferenza stampa hanno partecipato il Presidente della Fondazione Carispaq Domenico Taglieri, il Rettore dell’Università degli studi dell’Aquila Edoardo Alesse, la Soprintendente ai Beni Archeologici Paesaggistici e Belle Arti per L’Aquila e Teramo Cristina Collettini, la Direttrice del MUNDA (Museo Nazionale d’Abruzzo) Federica Zalabra e i professori Michele Maccherini e  Luca Pezzuto.

“Grazie all’iniziativa della Fondazione Carispaq – afferma il Presidente Domenico Taglieri  torna a L’Aquila da Parigi, dopo trecento anni, un’importante testimonianza di uno dei più grandi artisti del XVII secolo operanti in Abruzzo. Francesco Bedeschini, erede della più numerosa ed influente bottega artistica della città fondata dal padre Giulio Cesare Bedeschini. Con questa acquisizione la Fondazione Carispaq conferma il suo ruolo e il suo impegno per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Inoltre questa operazione rappresenta un primo momento di un percorso, sostenuto dalla Fondazione, di riscoperta di questa famiglia di artisti che avrà il suo culmine in una grande mostra prevista per la primavera del prossimo anno. Riportare in città, dopo tre secoli, uno di questi codici significa riconsegnare alla Comunità un tassello prezioso della sua storia, per poterla rileggere in modo nuovo”. 

“È di capitale importanza questa restituzione alla comunità aquilana di un oggetto raro, il cui valore è testimoniato anche dal passaggio in una delle principali collezioni di grafica del mondo – aggiunge il Prof. Michele Maccherini Consigliere Generale  della Fondazione Carispaq – Infatti, la presenza nel codice di un’attestazione di possesso con la corona granducale, lo stemma mediceo e la croce dei cavalieri di Santo Stefano ci assicura di un transito fiorentino nelle raccolte settecentesche degli ultimi Medici. Non sono solo la valenza dell’album e le vicende collezionistiche a renderlo importante, ma anche il contenuto stesso, che ci restituisce un’immagine frammentaria ma fortemente evocativa dell’Aquila seicentesca poi spazzata via dal terribile sisma degli inizi del XVIII secolo. Sfogliando le pagine del libro è possibile entrare virtualmente nei palazzi e nelle chiese dell’Aquila barocca e ammirare ricchi camini, portali, pareti, pilastri, stemmi, stucchi adornati da putti spiritosi e frasche rigogliose”.

“Nel volume, oltre alla nota di possesso medicea, esistono due estremi cronologici – precisa il prof. Luca Pezzuto  il 1696, anno a cui si deve la realizzazione della maggior parte dei disegni, e il 1677, posto in margine ad un bel cartiglio acquerellato, da identificarsi quale progetto preparatorio per uno dei tanti frontespizi incisi nelle sue raccolte di cartouches, dedicati a nobili e dignitari del suo tempo, come ad esempio Maffeo Barberini, principe di Palestrina e Don Gaspar de Haro y Guzmán, VII marchese del Carpio e viceré di Napoli”.

 

 


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