di Antonio Porto – Da noi, a L’Aquila, il centro storico peggiorato rispetto al 6 aprile 2009, ma la giunta aumenta i suoi compensi.
Da noi, a L’Aquila, da 20 anni non si risolve il problema della spazzatura, ma la classe politica è sempre la stessa.
Da noi, a L’Aquila, c’è stato il terremoto, ma la gente è ancora più individualista, affarista e pronta a compromessi.
Da noi, a L’Aquila, il sisma ha rotto le fogne, e da questa è emersa la merda sociale che prima era sotterranea.
Da noi, a L’Aquila, si sono costruite 99 rotatorie, 19 nuovi insediamenti, sono progettati o in costruzione 8 nuovi teatri, la gli attori (politicanti), sono sempre i soliti.
Da noi, a L’Aquila, la curia si indigna, ma ha le mani in pasta nella ricostruzione.
Da noi, a L’Aquila, succede di tutto, meno l’inizio della ricostruzione fisica, sociale e civile.
Da noi, a L’Aquila, sono stati spesi 60 miliardi di lire per una tramvia che non è stata mai terminata, ma il traffici è sempre più caotico.
Da noi, a L’Aquila, una società informatica ha offerto all’amministrazione un software per la firma digitale: rifiutato, ma per una certificazione occorre una mattinata.
Da noi, a L’Aquila, erano a disposizione dell’amministrazione 35 milioni di euro per il tunnel dei sottoservizi, il finanziamento è sparito, ma gli enti erogatori di servizi (gas e acqua), mettono le pezze alle tubature.
Da noi, a L’Aquila, una società, due anni or sono, ha presentato un progetto per un dissociatore molecolare che avrebbe contribuito a risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, senza causare l’inquinamento di CO2, e produrre energia elettrica, oggi il comune è sotto la soglia minima della raccolta differenziata.
Da noi, a L’Aquila, l’assicurazione sul terremoto della ASL aveva prodotto una plusvalenza di 50 miliardi di euro, ma è stata utilizzata per ripianare il debito regionale, l’ospedale è ancora danneggiato ed i cittadini hanno pagato 10 euro in più il tichet sanitario.
Da noi, a L’Aquila, c’è cultura, ma quella della speculazione, del trasversalismo, dell’affarismo.
Da noi, a L’Aquila, la città è stata declassata da 1° al 2° livello di rischio sismico, ma gli amici del politico che ha consentito ciò si sono arricchiti e il terremoto ha fatto 309 vittime e ha demolito il centro.
Da noi, a L’Aquila, si voleva nominare a dirigere la ricostruzione un incompetente, ora i partiti si spartiscono i duecento posti di lavoro per la ricostruzione, ma la città è agonizzante.
Da noi, a L’Aquila, si dice che il terremoto potrebbe essere una occasione…., ma da 40 anni gli attuali politicanti hanno solo fatto perdere occasioni!.
Da noi, a L’Aquila, “si dice che” tutto questo è anti politica, ma lasciare che la polis e la civiltà muoiano non è anti politica?
Ma l’Aquila c’è ancora?