Covid19: Come uscire dalla crisi economica scatenata dal virus?
Paolo Surico e Andrea Galeotti, docenti di economia alla London Business School
di Redazione | 05 Aprile 2020 @ 10:43 | ATTUALITA'L’epidemia e l’importanza di dati statistici significativi per poter pianificare una buona strategia e una discussione tra le parti sociali per analizzare vantaggi e svantaggi delle scelte fatte per i paesi eurozona e nel mondo.
Il lockdown provoca la diminuzione di 10% del Pil, la recessione del 2008 è stato del 4,8% in due anni. Le piccole e medie imprese vivono di flussi di cassa e quindi di liquidità, senza liquidità crollano, fondamentali quindi iniezioni di denaro significative sia a imprese che lavoratori.
Indotto immenso che pesa sull’economia di oggi soprattutto in Italia che ha una percentuale alta di piccole e medie imprese.
Per ricostruire tutto questo ci vorranno molti anni, senza una iniezione di liquidità è impensabile, questo shock economico paragonabile a uno stato di guerra ha bisogno di misure eccezionali per evitare costi che altrimenti sarebbero molto più alti.
Ora non abbiamo solo strategie di breve, medio e lungo periodo, ma ora abbiamo l’immediato periodo, le strategie di pronto soccorso per salvare una vita in pericolo.
I grafici e le proiezioni sul corona virus sono basati su dati sporchi e non omogenei tra i vari paesi. I paesi che hanno testato tutti, la maggior parte dei contagiati sono i giovani asintomatici come la città di Vo’ dove sono stati testati tutti.
Trump si preparerà per una manovra gigantesca quanto il 10% del Pil americano, parliamo di migliaia di miliardi di dollari, solo per i soli effetti diretti sull’economia e non per quelli indiretti.
Nessun paese ha una credibilità monetaria, fiscale ed economica, se non forse Usa e Uk. L’Italia non ce l’ha, la Bce sta stampando moneta per il 12% del Pil italiano, stanno coordinando le banche, Fda, Bank of England, Bce. L’Italia è in ritardo.
Già in passato negli Usa hanno fatto arrivare assegni a fondo perduto direttamente nelle case degli americani. In questo momento il moltiplicatore non opera perché i meccanismi di domanda e offerta sono fermi, quindi 50 miliardi sono forse il 2% del Pil, insufficienti.
Ci stiamo orientando a livello mondiale a stampare moneta, l’ultimo tabù degli economisti, perché la domanda è crollata il rischio è la deflazione e non l’iperinflazione. Oggi è la spirale deflattiva da combattere.
Il quantitative easing ha portato soldi alle banche e non nell’economia reale. Mai avrei potuto immaginare simili discorsi nella mia vita di economista!
Da ora, ma è anche troppo tardi:
1. Task force per raccogliere i dati per creare politiche economiche efficienti;
2. Analizzare i nodi dell’economia che bloccano l’economia, cash immediato nell’economia;
3.Globalità, logiche economiche e sociali mondiali coordinate fra loro.
4. Iniziare il dibattito nella società dei vantaggi e svantaggi
di ogni politica scelta.
Ad ora non riusciamo a calcolare i costi economici dell’emergenza, perché non abbiamo periodi paragonabili in passato simili a questo, non abbiamo metri di paragone.