Covid: estetista aquilana, “Asporto equivale ad abusivismo”

di Redazione | 29 Aprile 2020 @ 09:54 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – “Per noi l’asporto significa abusivismo. E non ci stiamo. Le disposizioni del Governo Conte mi indicano come data di apertura scaglionata il 1 Giugno. Mi chiedo, insieme ad altri colleghi, come farò a resistere fino a quella data. Noi siamo prevalentemente artigiani, ditte individuali. La maggior parte di noi non appartiene a franchising, siamo tutelati solo dal nostro lavoro, che spesso dura dieci o undici ore al giorno: siamo piccoli imprenditori, è una nostra scelta. Però mi viene da chiedermi, proprio perché condivido con molti colleghi questa mia ” piccola” dimensione, come risolvere alcuni problemi, di cui, il principale è senz’altro sopravvivere”.

È quanto afferma Concetta “Cicci” Rossi, titolare del centro estetico Vanity Center, in viale di Collemaggio a L’Aquila.

“Non posso traslare il concetto di ‘asporto’ che si è concesso a ristoranti e bar, per una serie infinita di motivi. Per noi l’asporto equivale al domicilio, nel senso che andiamo proprio noi di persona a casa dei clienti, e operiamo. Primo problema: trasportiamo i nostri strumenti del mestiere in macchina? Sanifichiamo le automobili, obblighiamo i clienti a sanificare le proprie case? Difficile. Benché costoso, è più facile farlo nei nostri saloni. Inoltre, siccome non lavoriamo nel ‘sommerso’ e non siamo abusivi, avremmo anche bisogno delle nostre autorizzazioni Asl, o di qualsiasi altro strumento normativo che ci consenta di spostarci dai nostri saloni al cliente, Tempi lunghi, e, mi pare, ad oggi, nessuna deroga prevista. Questo mese ulteriore di fermo che ci atrofizza, rischia di diventare, quindi, un invito sommesso a lavorare al nero, vanificando le nostre battaglie contro gli abusivi e i clandestini, che si muovono nelle case dei clienti attuando servizi senza tutele sanitarie, senza obblighi fiscali, senza certificazioni di comprovata professionalità”.

“Che facciamo, nell’attesa, creiamo un livello di abusivi professionisti? Mettiamo in cassa integrazione (se Regione Abruzzo ce lo concede, con i suoi vergognosi ritardi) i nostri dipendenti e noi nel frattempo incassiamo sottobanco? Come produciamo, nel rispetto delle leggi? Come facciamo a non diventare anche noi abusivi, con un altro mese di fermo? Torno con forza a proporre che venga istituito immediatamente un dialogo con le Associazioni di categoria e con tutti gli operatori, le estetiste e i parrucchieri anche non iscritte ad alcuna organizzazione ma regolarmente operanti sul territorio, per portare – già da domani- -al Governo i nostri problemi. Non possiamo aspettare, perché non possiamo praticare l’asporto e non possiamo vendere i nostri servizi online. Ma dobbiamo vivere”.


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