Covid-19, Ortu (Omceo): “Quarta dose anziani e fragili prima dell’autunno”
di Marianna Gianforte | 23 Giugno 2022 @ 06:02 | SALUTE E ALIMENTAZIONE
L’AQUILA – Non è ancora il tempo di abbassare la guardia nei confronti del contagio da Sars-Cov-2. Il coronavirus più assurdo di tutti i tempi circola e miete vittime in termini di contagi, di ricoveri e di tasso di contagiosità soltanto leggermente più basso, ieri in Abruzzo, rispetto a martedì, mentre a livello nazionale proprio ieri, dopo diversi mesi in cui non avveniva, si è registrato il ricovero di un bambino in terapia intensiva. Segno che il virus sta continuando a contagiare in modo diffusivo tutta la comunità, anche quella più giovane, sinora risparmiata sia dalla pervasività del contagio sia dalle conseguenze più gravi. La variante Omicron 5 è ormai dominante in Italia, colpisce i vaccinati ma anche chi ha avuto altre varianti della stessa Omicron
Il presidente dell’ordine dei medici della provincia dell’Aquila Maurizio Ortu, è inamovibile:
“Occorre continuare a proteggersi, stare attenti, indossare le mascherine e non abbassare mai la guardia”.
A fronte del, per ora, leggero aumento dei contagi in provincia e non ricoveri né in terapia intensiva, né ordinaria, per Ortu occorre guardare più avanti, in prospettiva, questi dati.
“La pandemia non è passata, i metodi per proteggersi ci sono, li abbiamo ripetuti sino allo sfinimento e imparati: mascherine, vaccini, distanziamento, igiene. Ed evitare luoghi affollati. Sta a noi essere consapevoli e mettere in pratica ciò che ci ha salvato in questi due anni, lasciando da parte ‘dottor Google’, che a volte ci azzecca ma molto spesso ci dà informazioni che noi non riusciamo a contestualizzare, affidandoci, al contrario, ai medici ‘veri’”.
Per ora non abbiamo altro strumento se non la prevenzione:
“Farmaci terapeutici, infatti, ci sono – dice – abbiamo antivirali e cellule monoclonali per esempio, che però sono in una fase iniziale di utilizzo e quindi possiamo confidare in loro per il prossimo futuro. Nel presente dobbiamo tutelarci”.
Ortu si riferisce in modo particolare alle persone più anziane e ai fragili: “Proteggetevi con le mascherine Ffp2 e fate il vaccino”. Dal presidente dei medici di medicina generale una netta indicazione a fare la quarta dose di richiamo per queste categorie di persone – come previsto dal ministero della Salute, d’accordo con la cabina di regia, l’inverno scorso -: “Fermarsi alla terza dose e non fare la quarta non ha molto senso – dice Ortu – è come se un maratoneta avesse corso 41 chilometri e si fermasse prima di arrivare al traguardo. Fate la quarta dose prima dell’autunno”.
Soprattutto in vista dell’autunno, quando con il freddo il coronavirus ha vita facile e la recrudescenza del contagio è data per scontata. Anche se, in realtà, alcuni esperti considerano la nuova ondata già partita. L’epidemiologo Carlo La Vecchia, ad esempio, docente all’università Statale di Milano, ha sottolineato ieri a Rainews 24 che “l’inversione di tendenza si è avvertita a inizio giugno e in due settimane è iniziata la corsa alimentata da Omicron 4 e soprattutto 5. Il picco della nuova ondata probabilmente si avrà a fine mese. Omicron è sicuramente una variante più lieve rispetto a Delta – sottolinea l’epidemiologo – e le polmoniti sono più rare, ma resta il rischio di trombosi, che si mantiene più elevato del normale per circa 70 giorni dopo il contagio”.
Ortu ricorda che l’utilizzo della mascherina, come è emerso dai dati locali e nazionali, nei 30 mesi scorsi ha ridotto notevolmente la diffusione di diverse malattie: “Sono state molto di meno, per fare qualche esempio, le malattie allergiche, delle vie respiratorie, ci sono state meno tonsilliti, faringiti e sinusiti, perché le mascherine difendono dall’entrata dei microrganismi nel nostro organismo, tutto l’apparato respiratorio è protetto”, precisa Ortu. E se si hanno sintomi, o il sospetto di essere stati contagiati perché a contatto con altri positivi, “fare sempre il tampone molecolare o antigenico rapido in farmacia, mentre è meno preferibile il fai-da-te, scarsamente attendibile; si rischia di uscire dal tracciamento e non saperee più in realtà quanti sono i contagiati”. Come, d’altra parte, sta già accadendo con la proliferazione dei tamponi domestici in tutta Italia: “Infilare un tampone nel naso non è facile, parola di otorinolaringoiatra”.
E poi, l’importanza e la fortuna di essere donna:
“Le donne si ammalano di meno di Covid-19 – spiega Ortu – hanno una risposta immunitaria più pronta e alla una maggiore protezione ormonale; l’organismo femminile è in grado di produrre una quantità di proteine nelle cellule che proteggono gli organi (cuore, polmoni, reni), proteine che il Sars-Cov-2 va a bloccare; ma avendo le donne una maggiore produzione riescono a proteggersi di più: si ammala il 43% delle donne contro il 57% degli uomini. Il cosiddetto ‘long covid’, però – sottolinea ancora Ortu – è molto più diffuso nelle donne”.