
L’Aquila, la scossa della ricostruzione cinque anni dopo del sisma – Nella città del terremoto che cerca di nascere. Si intitola così il reportage che l’inviata del Corriere della Sera, Claudia Voltattorni, ha realizzato a L’Aquila in questi giorni. Il video reportage è stato pubblicato oggi sulle pagine web di Corriere.tv, insieme ad un articolo che descrive la realtà sociale della città dopo gli ultimi scandali.
“Intanto, la gente va via.”- si legge nell’articolo- “I giovani non vogliono restare all’Aquila. E molti anche meno giovani. Sono rassegnati convinti che quella vita prima del 6 aprile 2009 non ci sarà più. Il centro della città segnava la giornata degli aquilani. Il lavoro, i negozi, il caffè, la passeggiata sotto i portici, gli incontri. Oggi i portici sono deserti. In piazza Duomo si contano tre negozi, chi ha potuto si è trasferito lungo le strade di grande passaggio ai piedi della città storica. Gli altri hanno dovuto mollare, schiacciati dai centri commerciali lontani dal centro. Daniele, 28 anni, dice che tutto questo manca e non ritornerà. Ma lui non è scappato. E anzi ha scelto di aprire un locale, proprio nel centro storico,«Lo Zio» che ha appena compiuto un anno. «Non sarei mai andato via anche se qui non c’è più niente, però per questo c’è tanto da fare, tutto. L’Aquila è una città difficilissima, ma se la ami non la puoi lasciare». Di Daniele non ce ne sono molti. Ma intanto qualche piccola vetrina illuminata si scopre, tra un ponteggio e una rovina. Oggi la vita aquilana gira intorno alla città’, sugli stradoni ai piedi del centro storico, lungo le strade verso la periferia. Le auto ingolfano il traffico in cerchi concentrici e fanno chilometri e chilometri da una parte all’altra dell’Aquila senza attraversarla mai. Francesco Nurzia però da piazza Duomo non si è mai spostato: il suo storico bar della famiglia produttrice di torroni ha riaperto pochissimo tempo dopo il terremoto. È ancora lì, in mezzo a decine di serrande chiuse. Coraggioso resiste, «non so per quanto, perché poi leggi i giornali e ti crollano le braccia». I pochi che entrano nel locale nel tardo pomeriggio scrollano la testa, «questa città non si rialzerà più».