Coronavirus: un abruzzese in Brasile, “Situazione preoccupante ma meno di quello che sembra”

di Redazione | 18 Giugno 2020 @ 07:00 | ATTUALITA'
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SAN PAOLO – “La situazione in Brasile è difficile ma non come viene dipinta dai media europei. Ovviamente i contagi ci sono e anche i morti, ma le istituzioni stanno lavorando per fermarne la diffusione e la maggior parte della popolazione ha ormai completamente modificato i propri stili di vita, proprio con l’intento di evitare di contrarre la malattia”.

Luca Mesiano, 43enne originario di Latina ma sulmonese di adozione, che da anni vive e lavora nella città di San Paolo con la moglie Cynthia, con cui si occupa di esportare e distribuire vini italiani in tutto il paese sudamericano. Più di un mese fa, mentre la pandemia dirompeva in Italia e nel resto del mondo, il giovane aveva già raccontato all’Aquila Blog di come il Brasile ne stesse affrontando le conseguenze, ma se sul nostro territorio la curva sembra ormai procedere verso la lenta discesa, nella Repubblica federale d’oltreoceano le persone continuano ad ammalarsi, facendo segnare nuovi picchi record di contagi e di vittime col trascorrere dei giorni.

Secondo quanto riferito dall’emittente Bbc, nelle ultime 24 ore i contagiati si aggirerebbero infatti attorno ai 35mila, su un totale pari a oltre 920mila. Le nuove vittime sarebbero invece quasi 1.300, per un totale che, dall’inizio dell’epidemia, supererebbe le 45mila. Secondo una larga fetta di osservatori ed esperti, fra le cause del pesante bilancio, ci sarebbe principalmente l’iniziale rifiuto da parte delle istituzioni di inasprire le sanzioni previste per chi violasse le misure imposte per far fronte all’emergenza, come anche l’obbligo dell’uso delle mascherine ma, spiega Luca Mesiano, rispetto a qualche mese fa le cose sono cambiate e “per cercare di arginare il problema, a metà maggio, la Camera brasiliana ha approvato un decreto legge che ha esteso l’utilizzo dei dispositivi di protezione a tutto il paese nei locali pubblici, in strada e sui mezzi di trasporto pubblico”.

In particolare, il decreto prevede una sanzione di 300 reais, circa 50 euro, che raddoppia in caso di comportamento recidivo. Diverso il discorso legato alla chiusura delle attività produttive e commerciali, secondo lo stesso Mesiano “dannosa per il paese e inutile, soprattutto se si considera la grande capacità di adattamento dimostrata dai brasiliani nelle ultime settimane”.

“I discorsi e le decisioni di Bolsonaro in merito al Covid sono stati ampliamente strumentalizzati – spiega -. Qui nessuno ha sottovalutato il problema e, anzi, per cercare di evitare la diffusione dei contagi, soprattutto all’inizio, si è cercato di agire chiudendo le attività e limitando quanto più possibile gli spostamenti. E se i numeri dei decessi sono così alti, è anche e soprattutto perché parliamo di un paese che più 246 milioni di abitanti, e se messi in rapporto a quelli italiani o spagnoli, la situazione non è che cambi di molto. I decessi sono inoltre relegati principalmente alle zone più povere, che sono anche quelle più densamente popolate e dove, è ovvio, le persone sono a rischio più a causa delle usanze e dalla totale mancanza di norme igieniche che dal virus in sé o dalle decisioni del Governo”.

Senza contare, aggiunge il sulmonese, il fatto che molti brasiliani hanno subito reagito positivamente alle misure governative, adattandosi ai nuovi stili di vita imposto dall’emergenza e modificando completamente le proprie abitudini”.

“Settori come il commercio o l’edilizia hanno tutti subito enormi cambiamenti – prosegue -. Nel tempo sono spuntate moltissime piattaforme di ecommerce e anche le abitazioni hanno iniziato ad essere progettate in modo completamente diverso rispetto al passato e in modo da ospitare intere famiglie per più tempo nel corso della giornata, proprio per poter continuare lavorare in smart working e non essere costretti ad uscire. Se poi prima tutti preferivano uscire a pranzo o a cena, adesso le persone hanno iniziato a cucinare in casa o a ordinare i pasti a domicilio. Anche io mi sono attivato per allestire un sito per la commercializzazione dei miei prodotti e, visto che molti dei ristoranti a cui mi occupavo di rifornire vino si sono fermati, ho iniziato a rivolgermi maggiormente ai privati”.


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