Coronavirus: un abruzzese in Brasile, “Situazione meno tragica di quello che sembra”

di Mariangela Speranza | 02 Maggio 2020 @ 07:00 | ATTUALITA'
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SAN PAOLO – “La situazione in Brasile non è tragica come la descrivono i media internazionali. Le fosse comuni che vi fanno vedere in tv sono semplici ampliamenti dei cimiteri cittadini a seguito delle morti avvenute in questi mesi nei quartieri più poveri, dove è ovvio che le persone siano più a rischio, ma questo dipende più dalla totale mancanza di norme igieniche che dal virus in sè o dalle decisioni del Governo”.

A parlare è Luca Mesiano, 43enne originario di Latina ma sulmonese di adozione, che da anni vive e lavora nella città di San Paolo con la moglie Cynthia, con cui si occupa di esportare e distribuire vini italiani in tutto il paese sudamericano.

Un paese che, come lo stesso Luca racconta, è stato sì colpito dalla pandemia, ma “in percentuale inferiore rispetto al resto del mondo, anche grazie alle misure di contenimento attuate dalle istituzioni, che sono ben diverse rispetto a quelle di cui si legge sui giornali o si sente parlare in tv”.

“I discorsi Bolsonaro in merito al Covid sono stati ampliamente strumentalizzati perché qui nessuno ha sottovalutato la pandemia e, seppur in misura nettamente inferiore rispetto all’Italia, anche in Brasile si sta cercando di scongiurare il contagio, chiudendo le attività e limitando gli spostamenti – dice a L’Aquila Blog -. E se i numeri dei contagi e dei decessi sono alti, è anche e soprattutto perché si tratta di un Paese enorme, che conta più 246 milioni di abitanti e dove i decessi sono relegati principalmente alle zone più povere, che sono anche quelle più densamente popolate”.

Un problema, quello legato alla diffusione del virus che, secondo il 43enne sulmonese, non dipenderebbe quindi dall’approccio del presidente brasiliano, ma “dalle condizioni igieniche di quelle fasce di popolazione, impossibilitate da sempre ad usufruire di acqua e degli altri servizi invece necessari al contenimento della malattia”. 

“Nessuno qui ha sottovalutato il problema – aggiunge – e anzi, se le istituzioni negli ultimi mesi non avessero contribuito a migliorare le cose in moltissimi quartieri malfamati, la situazione sarebbe di gran lunga peggiore. Senza contare il fatto che molti brasiliani hanno reagito positivamente alle misure governative, adattandosi subito al nuovo stile di vita imposto dall’emergenza e modificando completamente  le proprie abitudini, oltre che l’intero sistema produttivo nazionale”.

Se infatti molti ristoranti, che già in passato si occupavano di consegne a domicilio, hanno potuto tranquillamente continuare a lavorare, “il commercio, l’edilizia e gran parte dei settori portanti dell’economia brasiliana hanno quasi tutti subito cambiamenti importanti”.

“In questi giorni stanno spuntando moltissime piattaforme di ecommerce e anche le abitazioni hanno iniziato ad essere progettate in modo completamente diverso  rispetto al passato – dice ancora Luca Mesiano -. Se prima si prediligevano infatti appartamenti da 35 o 40 metri quadri, adesso tutti desiderano case più grandi, in grado di ospitare anche gli uffici, proprio per poter continuare lavorare in smart working e non essere costretti ad uscire di casa. Anche io mi sto attivando per allestire un sito per la commercializzazione dei miei prodotti e, visto che molti dei ristoranti a cui mi occupavo di rifornire vino sono fermi, ho iniziato a rivolgermi maggiormente ai privati per la vendita dei miei prodotti”.


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