Coronavirus, tatuatrice aquilana: “Siamo pronti a riaprire subito”
di Mariangela Speranza | 02 Maggio 2020 @ 07:30 | ATTUALITA'
L’AQUILA – “È tutta la vita che lavoriamo con mascherine, guanti e dispositivi di protezione di vario genere, trattiamo un solo cliente alla volta e sanifichiamo scrupolosamente attrezzature e ambiente di lavoro. Eppure non sappiamo ancora quando potremo riaprire e riprendere a lavorare”.
Parla a nome di tutti i colleghi della provincia, l’aquilana e titolare dello studio “Ju Tattoo” di via Garibaldi, Sasha Prosperi. Con le porte sprangate da quasi due mesi e un bel po’ di spese accumulate, tra bollette e affitti da pagare, i tatuatori sono infatti un’altra delle categorie commerciali travolte dallo tsunami della pandemia, con pesanti conseguenze anche sulla produttività nazionale, visto che negli ultimi anni il settore ha fatto registrare un aumento dell’attività di addirittura il 200 per cento.
Per loro il problema, oltre che economico è anche normativo: per una questione di classificazione Ateco, sono infatti equiparati ai parrucchieri e alle estetiste e, come loro, potranno quindi riprendere a lavorare non prima dell’inizio del mese di giugno, con molte attività del settore che, causa di migliaia di euro di mancati guadagni e della concorrenza sleale degli abusivi, rischiano addirittura di non poter riaprire.
Come spiega la tatuatrice aquilana, la categoria ha però cercato di agire sin dall’inizio con grande responsabilità, presentando tempestive e dettagliate proposte su come tornare al lavoro e “assicurando l’osservanza scrupolosa delle indicazioni delle autorità sanitarie su distanza, dispositivi di protezione individuale, pulizia e sanificazione, in caso di riapertura”.
“Siamo abituati da sempre al contatto diretto con persone potenzialmente malate – dice a L’Aquila Blog -. In questo caso si tratterebbe solo di prendere qualche precauzione in più e di fornire anche al cliente tutti i dispositivi di protezione necessari. Allo stato attuale ritengo quindi che i presupposti per ripartire ci siano tutti, se non dappertutto, almeno in quelle aree che, come la nostra, sono state fortunatamente solo sfiorate dalla pandemia”.
Della stessa idea di Sasha, anche molti colleghi della provincia con cui la stessa tatuatrice si sta confrontando ormai da settimane, con l’obiettivo di ideare uno specifico protocollo, da sottoporre al vaglio delle istituzioni competenti e con cui la categoria si impegna ad applicare tutte le misure di sicurezza, volte a scongiurare il rischio di contagio.
“Prima di tatuare – spiega – siamo abituati a far firmare un consenso informato dove si mette al corrente il cliente di tutte le procedure per la cura del tatuaggio. La nostra idea sarebbe quindi quella di continuare a lavorare solo su appuntamento e di aggiungere al consenso delle clausole ad hoc, attraverso cui le persone possano autocertificare il buono stato di salute, a tutela del loro e del nostro benessere”.