Coronavirus, penalisti a Bonafede: “Perché scuole chiuse e tribunali no?”
di Redazione | 06 Marzo 2020 @ 11:19 | ATTUALITA'
ROMA – “Signor ministro, le domande semplici esigono risposte inequivoche. Quali differenze il Governo ritiene sussistano, ai fini dell’obiettivo di contenimento della diffusione del coronavirus, tra uno stadio, un’aula scolastica, una sala cinematografica, ed invece un Tribunale?”: così l’Unione delle Camere penali si rivolge al ministro della Giustizia.
“Se avete deciso (e ne avrete avute tutte le ragioni) di chiudere le scuole di tutta Italia, dovete spiegarci perché – scrivono i penalisti in una lettera pubblica ad Alfonso Bonafede – non chiudere (salvi i processi urgenti ed indifferibili) i Tribunali. Ancor meno comprensibile è l’idea di rimettere ogni decisione ai responsabili degli Uffici Giudiziari, senza vincolarli a parametri univoci e categorici, ispirati e regolati dagli unici criteri rilevanti, cioè quelli della scienza medica e della tutela della salute pubblica”.
E se “è del tutto ovvio e condivisibile affermare che non possa essere rimessa agli avvocati la valutazione delle condizioni e dei parametri di salvaguardia della salute pubblica”, perché invece “questa ineccepibile considerazione non dovrebbe invece valere per un Procuratore della Repubblica o per un presidente di Corte di Appello? In nome di cosa, cioè di quali cognizioni scientifiche si chiudono alcuni Tribunali, e se ne tengono aperti altri?”.
“Ecco le domande alle quali ci attendiamo adeguate risposte da parte di chi ha la difficile responsabilità di governare un Paese. Dovreste comprendere Voi per primi che in una situazione di allarme sociale e di crescente ansia dei cittadini, regole di comportamento inspiegabilmente diverse adottate in relazione a situazioni equivalenti creano sconcerto, rabbia, smarrimento, ed avviano l’allarme verso la strada pericolosa della paura irrazionale e incontrollabile”, concludono i penalisti.